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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
   E vanno drieto a'frati. Noi ce n'andrem, Pandolfo, in vai di buja, Senza sentir più cantare: Alleluja.
   Lo spirito comico e licenzioso dei Sonetti in contesa con Messer Franco riapparisce sott'altra forma nella Beca da Deco7no.no, stanze rusticali composte dal Pulci ad imitazione di quelle del Magnifica intitolate la Nencia da Barberino.
   Ognun la Nencia tutta notte canta E della Beca non se ne ragiona,
   dice il Pulci, e celebra anch'egli la sua contadina, ma rimanendo cosi inferiore al modello imitato che davvero più nessuno ragiona della sua Beca. « Chi ama i paragoni, dice il De Sanctis, ragguagli la Beca, la Nencia e la Brunettina, tre ritratti di contadina. Nella Beca del Pulci senti il puzzo de! contado; la caricatura è sfacciatamente volgare e licenziosa. Nella Nencia hai l'idealità comica: una caricatura fatta con brio e grazia, con un'aria perfetta di bonomia e di Sincerità. Nella Brunettina del Poliziano trovi il ritratto ideale della contadina, rimossa ogni intenzione comica. È la Venere del contado con morbidezza di tinte assai ben fuse, vezzosa e leggiadra nella maggiore correzione ed eleganza del disegno (1) ». Dopo aver riso lui e fatto ridere gli altri a spese della Bibbia e dei dogmi del cristianesimo, il Pulci se ne penti, e scrisse una sua Confessione alla Vergine, che è una fredda e scolorita composizione interza rima, dov'egli ritratta le opinioni altre volte da lui manifestate ne' suoi versi.
   Si fu, pare, verso il 1471 che il Pulci pose mano al suo poema il Morgante Maggiore. Lucrezia Tornabuoni, la pia e colta madre di Lorenzo il Magnifico, gl1 commise di prendere per argomento di un poema Carlo Magno che tanto aveva fatto per la Chiesa e per la fede cristiana (2); Angelo Poliziano gli detle notizia di Arnaldo, antico trovator provenzale che aveva celebrato in versi le .inprese di Carlo Magno, e di Alcuino, lo storico del grande imperatore (3;. Il poeta si mise all'opera, recitando, man mano che li veniva componendo, i canti del suo poema alla mensa di Lorenzo il Magnifico. Così nacque il Morgante Maggiore, poema che quando fu stampato per la prima volta in Venezia nel 1481 non si componeva che di ventitré canti. Le edizioni che se ne fecero in seguito, di canti ne contengono ven-t'otto, perchè il Pulci a quei primi ne aggiunse altri cinque, dall'ultimo Jei quali (XXVIII. St. 2 e 131) si viene a sapere che Lucrezia Tornabuoni era morta innanzi che il poema fosse finito.
   Che cosa è il Morgante ? Il Morgante appartiene a quelli che si chiamano poemi cavallereschi, poemi dei quali noi conosciamo già gii antecedenti storici. Era da un pezzo che poeti popolari e contastorie venivan narrando al popolo nelle fiere e su per le piazze le -mprese dei Paladini di Francia e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Questo genere di letteratura aveva incontrato il favore non solo delle plebi, ma anche delle oziose e gaudenti borghesie italiane del secolo XV. Una prova di ciò 1' abbiamo nel gran numero di romanzi cavallereschi che erano popolari nel Quattrocento (4); dei quali se alcuni, per la loro rozzezza, attestano la mancanza di
   (1) Op. cit., pag. 381.
   (2) Morgante, Cant. XXVIII. St. 2.
   (3) Morgante, 0. XXV. St. 169.
   (4) L'Emiliani-Giudici (Storia della Letteratura italiana. Lez. IX. Firenze, Le Mon-nier 1865) dà un elenco dei principali Romanzi che erano popolari nel quattrocento trascrivendolo da un codice della Laurenziana segnato n.° 82 Eccolo: Storia del Conte Ugo d'Avertila della casata di Carlo Umano (Carlomano), cioè di quegli di Chiaramonte. — Reali di Francia. — L'Aspramonte. — L'Innamoramento di Carlo. — L'Innamoramento di Orlando. — Altobello e trojano. — Mirabello. — Monselione. — Alfeu del Bastone. —