CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
l'epoca di cui teniamo discorso. Esse, quale con maggiore e quale con minor successo, esprimevano, per dir cosi, il lato positivo dello spirito dei contemporanei di Lorenzo il Magnifico, e vale a dire il sentimento della natura e dell'arte che prendeva la forma da quei classici .dell'antichità nelle cui opere, da molto tempo, credevasi riposta ogni perfezione. Nelle migliori, come in quelle del Poliziano e del Magnifico, aleggia lieto e tranquillo quello stesso spirito che nel Canzoniere del Petrarca troviamo ancor penetrato di malinconia. Ma accanto a queste altre ce n'erano, che esprimevano le tendenze negative della vita interiore di quest'epoca, e le esprimevano col motteggio, colla caricatura, colla licenziosità, con un ghigno beffardo che uccideva l'ideale mistico ed ascetico del Medio Evo. In esse, sciolto ogni freno, tripudia e gavazza lo spirito del Decamerone. Di siffatte poesie vario era il contenuto, varia la forma, e maggiore o minore il grado d' energia con cui si esprimevano e svolgevano le tendenze negative del secolo XY. Si mettevano talora ni canzone i vizi, le dabbe-naggH e le superstizioni del popolo della città o del contado; tal'altra si esponevano ai sardonici sorrisi del pubblico i corrotti costumi e le ipocrisie del clericato ; spesso si prendeva a parlare in tono burlevole e miscredente dei dogmi più importanti del cristianesimo; spesso ancora i sali e le facezie andavano a spese del buon costume; e non rare volte i moti d'una sensualità allegra e beffarda non incontravano più ostacolo di sorta e finivano con una cinica indecenza. Questo contenuto comico prendeva varie forme. Appariva or nel sonetto, or nella stanza, or nelle ballate e nei rispetti, e si frammischiava ai racconti di gesta cavalleresche o ai soggetti svolti nelle drammatiche rappresentazioni. Lorenzo dei Medici e il Poliziano si erano fatti anch'essi gl'interpreti dello spirito comico e scettico del loro tempo, e in varie guisa ne avevano sviluppato le tendenze, l'uno nella Nencia da Barberino, nel Simposio e nei Canti Carnascialeschi, l'altro nei Rispetti e nelle Ballate, ma l'uomo che se ne rese l'espressione più compiuta e decisa fu Luigi Pulci.
Luigi Pulci, fratello di Bernardo e di Luca, menzionati di sopra, era nato in Firenze da nobile famiglia il 3 dicembre 1431. Di lui abbiamo scarse notizie. Si sa che, amante della cultura e della vita allegra, divideva il suo tempo fra gli studi e le feste ond'era piena Firenze, amico del Poliziano e di quant' altri letterati ed artisti frequentavano la casa di Lorenzo il Magnifico, e soprammodo caro, poi,a quest'ultimo, che lo aveva sempre compagno nelle veglie, nei conviti e nelle baldorie d' ogni genero. Il suo carattere ci è tutto rilevato dalle sue poesie. Bizzarro, scettico, lontano dalle astrazioni, alla vivacità arguta e moteggiatrice propria del borghese fiorentino, egli aggiungeva l'ironia superiore propria dell'uomo colto del suo tempo, ironia senza scopo morale, che si spassava a spese delle credulità e delle superstizioni del volgo, dei dogmi dei teologi, delle perfezioni ascetiche celebrate dai mistici, e anche un pochino del platonismo dell'Accademia fiorentina, mettendo in trono una vita allegra e sensuale accompagnata dall' amore della cultura e dell'arte. Degli scrittori che parlarono di lui, alcuni, come il Ruth (1 \ ne fecero un ateo: ad altri ciò non parve potersi affermare. Per il Settembrini, ad esempio, il Pulci è uno scettico che ride d'ogni cosa, ma che in fondo non è nè veramente religioso, nè veramente incredulo, ed accenna piuttosto a quella mistura di bene e di male che è appunto l'uomo ed ogni opera dell'uomo (2). Edgardo Quinet vede nel Pulci un uomo che non essendo ben sicuro1 che le cose da lui messe in canzone non abbiano qualche realtà, com ucia col riderne e finisce col prenderle sul serio: « le Voltaire de la fin du moyen àge, egli dice, est encore à genoux (3). Recentemente Illebraud ne fece uno spirito indeciso ed esitante tra l'idealismo di Platone e la scolastica di S. Tomaso, fra le abitudini dell'educazione religiosa ricevuta da fanciullo e le terdenze dell'uomo maturo cui l'esperienza della vita reale aveva insegnato a disprezzare i corrotti ministri della religione e l'antichità classica aveva
(1) Geschichte des italienischen Poesie.
(2) Lezioni di Lett. Hai. Voi. I.
(3) Révolutions d'Italie. Primiere partie, Chap. X.
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