CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
della nuova letteratura » (1). Tale è infatti l'indole della poesia del Poliziano. È ben vero che questa serena e plastica rappresentazione non è fatta collo studio immediato e diretto della realtà, imperocché il Poliziano, al pari di tutti i poeti suoi contemporanei, vede il mondo attraverso le immagini e le forme classiche ond'egli ha piena la mente. Tuttavia, a differenza dei suoi contemporanei, nel riprodurre quelle immagini e quelle forme egli non nuoce alla evidenza e naturalezza delle cose. C'è nella sua imitazione dei modelli antichi un genio propr o che lo rende originale; c'è nelle sue rappresentazioni 1 immagine o la frase classica, ma c'è anche l'impressione schietta delle cose; c'è Zefiro adorno di bei fioretti, ma c'è anche l'impressione delle te-penti aure primaverili. È questa un' altra osservazione del De Sanctis. Le reminiscenze mitologiche e classiche del Poliziano, egli dice, sono semplici mezzi di colorito e di rilievo: gli sta innanzi Venere, Diana, e la tale e tale frase di Ovidio o di Virgilio; ma il suo spirito va al di là della frase; attinge le cose nella loro vita, e le rende con evidenza e naturalezza. (2)
Il rinnovamento della poesia, quale no. lo troviamo nelle Stanze, era già stato iniziato dal Patrarca e dal Boccaccio. Il Poliziano continuò 1' opera specialmente del primo di questi due poeti, portando la forma ad una rara perfezione. — Dopo quasi un secolo d'erudito lat'nismo, il Po''siano, nel riprendere la lingua poetica del Petrarca, vi trasfuse, giusta 1' osservazione del Foscolo, lo spirito e i modi di dire dei classici latini nonché quanta eleganza potè rilevare dal greco, e fece cosi per la poesia quello che il Boccaccio ed altr avevano già fatto per la prosa (3). Nè la sua è meccanica e morta riproduzione di parole come quella di molti suoi contemporanei latinizzanti, ma è armonica e sapiente fusione dello spirito di due lingue fatta da un uomo che delle bellezze e delle grazie d'entrambe aveva una conoscenza ed un senso squisitissimi. Senti nelle Stanze la venustà e dignità del latino conteni-perate colla semplicità, colla disinvoltura e col brio grazioso del volgare vivente. Intanio, insiem colle parole vengono trasportate nell'elocuzione poetica italiana anche le immagini dei classici, e questi fiori d' una flora spenta rivivono nella mente del Poliziano e diventano vaghi ornamenti del suo mondo poetico. Infine, l'ot-' tava stessa esce perfezionata dalle mani del Poliziano.
La storia dei metri è in gran parte legata a quella dello spirito che anima la poesia. — La terzina, forma sintetica, rapida e severa era stata il metro prediletto di un'epoca in cu.' lo spirito viveva chiuso in sè medesimo ili angosciosi so-liloquii, cercando l'ideale al di là della vita e della natura, in lotta con un mondo sensibile le cui forti, ma rapide impressioni non valevano a trattenerlo entro la cerchia della realtà nè a toglierlo da'suoi estatici rapimenti. L'ottava, invece, forma larga e analitica, diventava il metro favorito di uno spirito, che penetrato da un vivo sentimento della natura e della realtà si espandeva al di fuori nel mondo sensibile, vi si riposava tranquillamente, e voleva renderlo in ogni sua parte e con tutte le impressioni che aveva fatto sopra di lui. La letteratura popolare faceva grandissimo uso dell'ottava, ma era un ottava slegata e diffusa, un accozzamento fortuito anziché un insieme armonico di parti. Il Boccaccio, che non inventò, come affermano alcuni, ma soltanto adottò l'ottava, fece di questo metro un tutto organico in cui le cose si presentano sviluppate nelle loro parti ed adornate. In generale, però egli la lasciò mancante ancora di quella eleganza di quell'intreccio sapiente di parti, di quell'armonia e rotondità che sono le doti di questo metro. L'idealità e il gusto squisito del Poliziano recarono l'ottava rima ad un grado elevato di perfezione. Le immagini trascelte son sempre belle e graziose ; il loro intrecciarsi e succedersi è naturale ed elegante; ciascuna ottava ti presenta un oggetto compiuto nelle sue parti, un piccolo mondo pieno di eleganza e di armonia.
(1) Op. cit. pag. 374.
(2) Loc. cit. pag. 373.
(3) Stilla lingua italiana. Diss. V.