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IL RISOiìGIMENTO.
non era nemmeno nuovo (1), ma che Importava il contenuto1? Il Poliziano pensò di celebrare in versi volgari la palma riportata da Giuliano de'Medici nella giostra, e la celebrò. Cosi nacquero le Stanze per la Giostra, la realizzazione più perfetta dell'ideale classico del serolo XV.
La Giostra è un poema che il Poliziano lasciò interrotto al secondo libro. Nelle centosettant'una stanze che ci rimangono, l'impresa non è per anco cominciata. Il Poliziano comincia il primo libro col descrivere i giovanili esercizii e le inclinaz Dni di Giuliano; poi, accennato come questi fosse alieno d' amore e solesse gabbarsi degli afflitti amanti, segue narrando di Cupido che, irato pel vii pregio in che è tenuto dal giovane Medici, mette in opera ogni sua arte per assoggettare il ribelle al suo impero. Un giorno di primavera, mentre Giuliano attende alla caccia, Cupido con sue mani di lieve aere compone l'immagine d'una cerva, e la fa comparire sul cammino del cacciatore. Giulio la segue, ma ad un tratto la fiera gli scompare d'innanzi e in sua vece trova una Ninfa bellissima (Simonetta) della quale s'innamora perdutamente. Cupido, lieto della sua bella vendetta, vola a raccontare ogni cosa alla madre sua, e qui comincia una descrizione del palazzo di Venere e degli ; itag . che ne adornano le porte, la qual riempie 1 resto del primo libro. Sul principio del secondo, Venere s'impegna di render Giuliano illustre in una giostra, perchè ogni nobile amante cerca la gloria. Di questo impegno Giuliano n' è fatto certo in un sogno mandatogli da Venere stessa. Tutto acceso di guerresco ardore e di amore, Giuliano svegliatesi, si rivolge a Pallade, ad Amore ed alla Gloria acciocché lo favoriscano neìl'impresa che gli si prepara, ma prima che questa cominci il poema finisce, e nessuno ha mai cercato qual potesse esserne la tela, perchè a nessuno è mai importato della giostra, che tutti hanno capito essere l'occasione e non motivo delle stanze del Poliziano.
Il poeta comincia epicamente cosi :
Le gloriose pompe e i fieri ludi
Della città che '1 freno allenta e stringe A'magnanimi Toschi; e i regni crudi Di quella Dea che '1 terzo ciel dipinge: E i premi degni agli onorati studi, La mente audace a celebrar mi spinge, Si che i gran nomi, e i fatti egregi e soli Fortuna o morte o tempo non nvoli.
E segue invocando Amore che porga la mano al basso intelletto e Lorenzo de' Medici che lo accolga all'ombra del suo santo ostelo, augurandosi di poterne un giorno far risonare il nome
dai Numidi a Boote Dagl'Indi al mar che'l nostro ciel imbruna.
Ma i fieri ludi, l'alte imprese, i trofei, tutto quel mondo borghese, die arieg-
(1) Altri poeti avevano preceduto il Poliz'ano nel trattare simili argomenti, tacendo (citiamo ancora le parole del Sig. Carducci) d'una descrizione del Giuoco del Calcio (pubblicata nel Borghese giornale filologico, anno I. N. 1, Firenze , gennaio 1863) composta sul principio del secolo XV e affatto borghese nell'argomento e nello stile; abbiamo due descrizioni di Giostre, solo di qualche aiino anteriori a quella del Poliziano, tutte due in ottave. Luca Pulci celebrò in versi prolissi e noiosi la Giostra tenuta sulla piazza di Santa Croce il 7 febbraio 1468 nella quale ebbe il premio Lorenzo dei Medici. Più prolisso e noioso del Pulci è un Francesco fiorentino, cieco poverello che abitava in Cento, il quale in 204 stanze descrisse il Torneo combattuto in Bologna nel 1470 d'ordine di Giovanni II Bentivoglio. (V. loc. oit. pag. XLI-XLV).