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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
   i Principi italiani ad una Crociata contro 1 Turchi. Nessuno, per verità, aveva preso l'armi per la Crociata, ma nelle fantasie popolari erano sorti a schiere i paladin' chiusi nelle brune armature, colle visiere calate, in lotta sterminatrice coi Saraceni. In cosiffatte condizioni quel mondo fantastico della leggenda feudale, pieno di cavalieri, di dame, d'amori, d'imprese, di battaglie, diventò l'ideale d'un tempo che virtù fi,uria, l'ideale dell'allegrezza e della cortesia, i due fattori della vita cortigiana; e già c'era tra i gentiluomi e le dame d'Ercole I, un giovane poeta, partecipe della lor \ita di gentilezze e di cortesie, colla mente piena d'Omero e di Virgilio, che doveva raccogliere tutti quei fantasmi, ritoccarli e comporli in quel tutto che fu poi un giorno 1' Orlando innamorato
   Lorenzo dei Medici fu l'uomo che in sè rappresentò tutte le. tendenze letterarie ed artistiche del suo tempo; Firenze fu il centro dove favoriti e protetti da lui vissero gli uomini che le svolsero e determinarono in forme ben più decise e compiute.
   Angelo Poliziano, il maggior poeta del suo tempo, realizzò con molta perfezione quell'ideale della bella forma verso cui eran rivolte le aspirazione della poesia italiana già fin dai tempi di Petrarca e Boccaccio. Avea circa vent'anni ed era già un miracolo d'erudizione greca e latina. S'era dato a studiar anche filosofia, ma la sua indole lo a\eva distratto da questo studio ed avviato invece alla poesia. « Dabam, dic'egli nelle Miscellanee, parlando della propria gioventù, guidem philosophiae utrique operom, sed non admodum assiduam, videiicct ad Ilomeri poetae blandi-menta natura et aetate proclivior guem tum latine quoque, ut adolesrens ardore, miro studio versibus interpretabar ». Così era diventato poeta, ed aveva scritto ed anche improvvisato i versi latini e greci più eleganti del suo tempo. Il Medio Evo era per lui come se non fosse esistito. Nella sua anima non malinconie, non lotte ; le sue aspirazioni non oltrepassavano la cerchia della vita terrena; il cuore e la mente erano in perfetta armonia 1' uno coli' altra. Ciò che tutto lo occupava era il mondo della Grecia e di Roma. Delle lotte religiose, che al suo tempo fervevano ancora, non se ne curava; alla vita politica non prendeva parte. Un' erma villetta sui colli toscani, dove passare tranquillamente i giorni tra Omero e Virgilio e le delizie dei campi; ecco il suo ideale della felicità* Artista per natura, anima tranquilla e serena, la bellezza della forma era il suo unico culto. L'idealismo dell'Accademia Platonica s' era in lui cangiato in un' aspirazione verso la bellezza. Nulla passava attraverso la sua anima che non ricevesse le impronte di quel suo ideale d'artista. Toscano, le sue tradizioni non gli avevano permesso d'abbracciare le opinioni e i pregiudizii di molti eruditi suoi contemporanei circa la lingua; ammirava il greco ed u latino, ma sent.va in pari tempo anche la forza, la vivacità e la grazia del volgare adoperato da Dante e dal Petrarca. — Tale era Angelo Poliziano.
   Ne) primi mesi del 1478 (1), Lorenzo il Magnifico tenne in Firenze una giostra alla quale concorsero cavalli e giostranti da molte parti d'Italia: Giuliano dei Medici , fratello di Lorenzo, ne fu proclamato il vincitore. L'argomento era frivolo, e
   (1) La maggior parte degli storici della Letteratura italiana hanno affermato che il Poliziano scrisse la Giostra fra i quattórdici e i quindici anni. Ginguené, però, (Hist. litt. d'Italie, I partie , chap. XXJ e l'Emiliani Giudici (St. della lett. ital. lex. X) ne dubitarono. Il Sig. Giosuè Carducci nel discorso eh' egli ha premesso all'edizione del Poliziano (Le Stanze, l'Orfeo e le Rime, Firenze, Barbera 1863) pone la data del poemetto tra il 26 d'aprile 1476 e il 26 aprile 1478. La giostra celebrata dal Poliziano t'u tenuta come risulta da' documenti nei primi mesi del 1478, e propriamente, secondo il Carducci tra il gennaio e il febbraio. « Il Poliziano avrà cominciato subito il poemetto, e i due canti furono lavori dei tre mesi sino all'aprde, quando il pugnale dei Pazzi troncò ad un tempo la vita del giovane e il cauto del suo amico e cliente .... Il Poliziano, dopo il 24 aprile 1478, lasciò la cetra e gli allori, e incise con lo stile degli storici la sanguinosa congiura. La continuazione del poemetto e il Conjuratioms Pactianae Commentarium ». (V. pag. XXXIV o segg.).