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IL RISOiìGIMENTO.
in questa esteriorità. D'altra parte vi sono degli scrittori i quali, a ragionerei discorsi e nei precetti politici messi ili bocca a Costantino, a G-allicaiio, a Giuliano e ad altri personaggi del dramma, vedono delle allusioni allo stato di Firenze, alle condizioni della famiglia Medici, proprio nel momento in cui Lorenzo, invecchiato anzi tempo e malato, prevedeva non lontano il giorno in cui Piero suo Aglio, avrebbe dovuto succedergli nei governo della Repubblica fiorentina (1). Sotto quest'aspetto adunque uno dei fini principiai del dramma di Lorenzo de' Medici sarebbe stato quello di lasciare a' suoi successori de* consigli sull'arte di governare; \a. Rappresentazione di San Giovanni e Paolo sarebbe una specie di testamento politico.
Dopo ciò, che cosa in realtà era il cristianesimo di Lorenzo dei Medici ? Tutt'al più era un sentimento debolissimo, che, quanto alla sua manifestazione letteraria, assumeva talora le forme astratte dall' idealismo platonico di Marsilio Ficino, come nei capitoli intitolati l'Altercazione, e tal' altra si rivelava nella sua natura meccanica e convenzionale, come nelle Laudi; era un sentimento che da una parte ti appariva messo in caricatura e negato in sè stesso, come in alcune Ballate e in alcuni canti carnascialeschi, e da un'altra s frammischiava ad elementi roman-zescli' e ti rappresentava i fatti e le leggende da cui era nato e che lo avevano tenuto vivo nel Medio Evo, coi colori e col tono dei romanzi della cavalleria. Non è forse in questa ultima guisa che nella Rappresentazione di san Giovanni e Paolo troviam narrato la storia del primo diffondersi del cristianesimo1?
Questo elemento romanzesco era, d' altronde, un'altra delle forme della letteratura dell' epoca, un' altra espressione data alla vita interiore de contemporanei di Lorenzo il Magnifico. — Noi sappiamo che i romanzi della cavalleria erano molto diffusi tra il popolo, e sappiamo anche ch'essi non richiamavano alla memoria degl'Italiani i giorni della loro giovinezza naz.onale. Nella grande epopea italiana del Meoio Evo, gli eroi, come ha notato il Quinet (2), non sono 'ìchvidui, ma città; in luogo del feudalismo abbiamo le repubbliche ; invece delie imprese cavalleresche di Orlando o di Arturo abbiamo le lotte civili e poetiche di Firenze, di Venezia, di Milano e delle altre cento città d'Italia. Soltanto al nome di Carlo Magno si associavano le tradizioni dell'Impero Romano, l'ideale civile e politico degl'Italiani. L'at-trattativa esercitata da quei romanzi sull' immaginazione delle colte borghesie italiane derivava, pertanto, in parte dal dominante amore del fantastico, effètto della vacuità della vita interiore, e in parte derivava da ciò che pur qualche cosa in essi riflettevasi dei costumi, delle tendenze e dei fatti dell' epoca. Il viver gentile delle Corti, le frequenti giostre, i tornei, qualche cosa richiamavano dell'antica cavalleria. Alle mense e nei convegni, ai racconti di bizzarrie sociali, di burle e di scandalose avventure si frammischiavano anclie quelli delle imprese di Orlando e di Arturo, e benché per la loro stianezza questi ultimi chiamassero talvolta sulle labbra dei colti e scettici ascoltatori un finissimo sorriso d'incredulità, tuttavia l'amore del romanzesco assicurava loro da ultimo il successo. Più poi che tra ì borghesi fiorentini di Lo • renzo dei Medici, il successo loro veniva assicurato tra i gentiluomini delle corti dei Gonzaga, per esempio, o degli Estensi.
Riviviamo colla fantasia nelle splendide sale del castello di Ferrara tra le dame e i gentiluomin di Ercole I. Certamente che in questi gentiluomini non c'è la fede religiosa, lo spirito fantastico ed avventuriero dei paladini di Arturo e di Cario Magno; tuttavia se ne vede un' imagine nelle esterne loro sembianze, nei costumi, nelle abitudm.. della loro vua. Tu li vedi leggere avidamente i romanzi dove sono narrate ie gesta de. cavalieri della Tavola Rotonda e dei dodici paladini di Francia; li senti parlar molto dei Saraceni, dei Maomettani, e d'un fatto recentemente da quest'ultimi compiuto. Costantinopoli era caduta; Maometto II correva di vittoria in vittoria, lasciando sul suo passaggio la strage e lo spavento. Tutto ciò aveva fatto una profonda impressione in Europa, e specialmente in Italia. Il Pontefice Pio II, aveva esortato
(1) K. Hillebrand, Études Mstoriques et littéraires.— Études italiennes, pag. 226 e segg.
(2) .Révolutions d'Italie. • >