CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
sentire come uno degli uomini che nel secolo XV ebbero più spirito e coltura lo difenda dalle accuse dei pedanti e dalle obbiezioni degli oppositori. « Resta, die'egli nel suo Commento, dopo essersi scusato di perdere il suo tempo in commentar passioni amorose, resta solamente rispondere alla obiezione che potesse esser fatta essendo scritto in lingua volgare, secondo il giudico di qualcuno, non capace o degno di alcuna eccellente materia o subietto. Ed a questa parte si risponde, alcuna cosa non essere manco degna per essere più comune; anz si prova, ogni bene essere tanto migliore quanto è più comunicabile ed unhersale, come è di natura sua quello che sommo bene si chiama, perchè non sarebbe sommo se non fosse infinito, nè alcuna cosa si può chiamare infinita se non quella che è comune a tutte le cose. E però non pare che lo essere comune a tutta Italia la nostra materna lingua le toglie dignità; ma è da pensare in fatto la perfezione o mperfezione di detta lingua. E considerando quali sieno quelle condizioni che danno dignità e perfezione a qualunque idioma e lingua, a me pare che sien quattro, delle quali una, o al più due, sieno proprie o vere lodi della lingua, l'altre piuttosto dependano o dalla consuetudine ed oppenione degli uomini, o dalla fortuna. Quella che è vera lode della lingua è l'essere copiosa ed abbondante ed atta ad esprimer bene li concetto della mente. E però si giudica la lingua Greca più perfetta che la Latina, e la Latina più che l'Ebrea, perchè l'una più che l'altra meglio esporne la mente di chi ha detto o scritto alcuna cosa. L'altra condizione, che più benefica la lingua, è la dolcezza ed armonia, che risulta più d'una che d'un'altra. E benché l'armonia sia cosa naturale e proporzionata con l'armonia dell'anima e del corpo nostro, niente di meno a me pare per la varietà degli ingegni umani, che tutti non sono bene proporzionati e perfetti, questa sia più presto oppenione, che ragione: conciossiachè quelle cose che si giudicano secondochè comunemente piacciono, pajon più presto fondate nella oppenione che nella vera ragione; massime quelle, il piacere o il dispiacere delle quali non si prova con altra ragione che con lo appetito. E non ostant queste ragioni non voglio però aiìermare questa non poter essere propria lode della II igua; perchè essendo l'armonia, com'è detto, proporzionata alla natura umana, si può inferire, il giudizio della dolcezza di tale armonia convenirsi a quegli che similmente son ben proporzionati a riceverla; e il giudizio de' quali debba essere accettato per buono, ancora che fossero pochi; perchè le sentente e giud Zi degli uomini più presto si devono ponderare che numerare. L'altra condizione, che fa più eccellente una lingua, e quando in una lingua sono scritte cose sottili e gravi e necessarie alla v ta umana, cosi alla niente nostra, come all'utilità degli uomini e salute del corpo; come si può dire della lingua ebrea per gli ammirabili mister che contiene, accomodati anzi necessarii all'infallibile verità della fede nostra: e similmente deila lingua greca contenente molte scienze metafìsiche, naturali e morali, molto necessarie all'umana generazione. E quando questo avviene, è necessario confessare che più presto sia degno il subietto che la lingua, perchè i subì itto è line, e la lingua è mezzo. Nè per questo si può chiamar quella lingua più perfetta in sè. ma piuttosto maggior perfezione della materia, che per essa si tratta. Perchè chi ha scritto cose teologiche, metafìsiche, e morali, in quella parte che degnifìca la lingua nella quale ha scritto, pare che più presto riservi la lode nella materia, e che la lingua abbia fatto l'uffizio dello stromento, l quale è buono o reo secondo il fine. Resta solo un'altra condizione, che dà reputazione alla lingua e questa è quando il successo delie cose del mondo è tale che facci universale e quasi comune a tutto il mondo quello che è naturale, proprio, o d'una città o d'una provincia sola; e questo si può più presto chiamare felicità e prosperità di fortuna che vera lode della lingua: perchè lo essere
in prezzo e assai
celebrata una lingua nel mondo consiste nella oppenione di quegli tali che assai la prezzano e stimano. Ne si può chiamare vero o proprio bene quello che dipende da altri, che da sè medesimo; perchè quegli tali che l'hanno in prezzo, potrebbero facilmente sprezzarla, e mutare oppenioni; e quelle condizioni mutarsi, per le quali mancando la cagione, facilmente mancherebbe ancora la degaità e lode di quella. Questa tal degniti dell'essere prezzata per successo prospero della fortuna è molto appropriata