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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   2-16
   IL RISORGIMENTO.
   rale e materiale dei personaggi. L'occhio è sempre limitato alla superficie; la vita interiore rimane inesplorata; i sentimenti e le passioni si traducono in canti lirici o si celano sotto le allegorie e le personificazioni. I festaiuoli del secolo XV avrebbero, senza punto di fatica, ubbidito a quella raccomandazione che nel Prologo del Faust il direttore del teatro fa al poeta: «Sopratutto non siatemi scarso di eventi. Viensi per vedere ; quello che importa è vedere, date pascolo agli occhi, e quando ghigniate a farli ben bene spalancare alla moltitudine, voi siete sicuro del fatto vostro, siete l'amore, siete il vezzo di tutti ».
   Egli è per questo amore del romanzesco che nelle Rappresentazioni e nei Racconti popolari vediamo apparire fantasie d'ogni colore, è bizzarramente accozzarsi elementi fra loro discordi; egli è per questa abitudine a sfiorare le cose, effetto di una vita interiore mancante di serietà, che tutto si confonde come in un sol quadro fantastico il cui supremo fine è compiacere gradevolmente all'immaginazione. — Il Medio Evo ascetico si frammischia colle ricordanze del paganesimo, il trambusto guerriero della sfrenata individualità feudale colla severa unità dell' Impero latino. Qua è la vita ordinaria delle plebi, che un grossolano realismo ritrae colle sue apparenze triviali e prosaiche, là è il mondo della cavalleria colle sue alte imprese guerresche, che per difetto di senso epico viene spogliato di solennità e fatto volgare e pedestre. In una parte senti spirar tuttavia l'aura mistica dei conventi e degli eremi; in un'altra esulta il sensualismo comico della città o aleggia il tranquillo riposo della campagna.
   E tuttavia chi avrà avuto la pazienza di seguirci nell'esame che abbiam fatto della Letteratura popolare del secolo XY, in mezzo a questa confusa e cozzante moltitudine di elementi avrà anche visto l'immaginazione del popolo, mossa da un arcano impulso, vagamente adombrare i primi lineamenti di un nuovo ideale. L'arcano impulso, come in più d'un luogo ci è occorso di far notare, era un'aspirazione verso l'umano e il terreno, che sorgeva dal profondo della coscienza in opposizione alle tendenze mistiche ed ascetiche, e trasformava le leggende in novelle e cantari da piazza, e modificava l'indole astratta dell'epopea cavalleresca, e faceva del Mistero liturgico una profana rappresentazione drammatica. L'ideale adombrato nelle varie forme della Letteratura popolare era la realtà della vita terrena apprezzata nei suoi motiv e fini, e sostituita all'ideale ultramondano del Medio Evo. Noi abbiamo veduto questi cangiamenti della coscienza popolare manifestarsi qua e là fra le fantastiche divagazioni dei romanzi, apparir più decisamente nelle ultime rappresentazioni drammatiche del secolo XV, e assumer forma speciale nel canto lirico popolare fiorentino. Diciamo apparir più decisamente nella drammatica e assumer forma speciale nella lirica popolare, perchè infatti abbiam visto il sentimento del reale far nascere in quella prima un comico, che ha per materia l'ideale ascetico del Medio Evo, contraddetto nella pratica quotidiana della vita da quelli stessi frati e monaci che ostentavano di seguirlo e realizzarlo ; — e far luogo nell' altra ad un obblìo sensuale e voluttuoso sparso d'ironici sorrisi, e che, non frenato da sentimenti morali e religiosi, degenera in licenza e cinismo. Tutto ciò annunzia il sorgere anche tra il popolo, di quella reazione contro il Medio Evo, che nella dotta Letteratura era cominciata fin dai tempi del Boccaccio e continuata dai latinisti del quattrocento, e l'annunzia come l'avevano annunziata i dotti, coli'indifferenza, cioè, coli'ironia, e talora colla licenza spinta fino al cinismo.
   Un mondo mistico e ascetico, che sussiste ancor nelle sue forme, ma non nel suo spirito; un'immaginazione non ispirata da alcuna serietà di vita interiore e che si abbandona al fantastico ed al romanzesco; una tendenza verso un mondo umano e terrestre, tutta esteriore e sensuale, non Batata dalla coltura nè dallo studio dei classici, ma che intanto modifica le forme letterarie dello spirito popolare e sveglia un'ironia indifferente e scettica per il passato: ecco i caratteri più generali di quelia Letteratura popolare dei secolo XV da cui vedremo tra poco i dotti letterati contemporanei di Lorenzo dei Medici attinger materia e forma di molti loro canti. Fra la vita interiore di quei dotti e quella del popolo v'era più d'un'armonia ; sotto molti aspetti si può dire ch'elle erano all'uuissono.