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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   418
   capitolo quattordicesimo.
   Non uvea case di famiglia vote; Non v'era giunto ancor Sardanapalo A mostrar ciò che in camera si puoto.
   Non era vinto ancora Montemalo Dal vostro Uccellatojo- che, com' è vinto Nel montar su, cosi sarà nel calo.
   Bellincion Berti vid' io andar cinto Di cuoio e d'osso, e venir dallo specchio La donna sua senza il viso dipinto:
   E vidi quel de'Nerli e quel del Vecchio Esser contenti alla pelle scoverta, E le sue donne al fuso ed al pennecchio.
   0 fortunate! e ciascuna era certa Della sua sepoltura, ed ancor nulla Era per Francia nel letto deserta.
   L'una vegghiava a studio della culla, E consolando usava l'idioma Che pria li padri e le madri trastulla;
   L'altra, traendo alla rocca la chioma, Favoleggiava con la sua famiglia De'Troiani, di Fiesole e di Roma.
   Saria tenuta allor tal maraviglia Una Cianghella, un Lapo Salterello, Qual or saria Cincinnato e Corniglia.
   A cosi riposato, a cosi bello Viver di cittadini, a cosi fida Cittadinanza, a cosi dolce ostello,
   Maria mi diè, chiamata in alte grida, E nell'antico vostro Batisteo Insieme fui cristiano e Cacciaguìda.
   Moronto fu mio frate, ed Eliseo; Mia donna venne a me di vai di Pado, E quindi il soprannome tuo si feo.
   Poi seguitai lo imperador Corrado Ed ei mi cinse della sua milizia, Tanto per bene oprar gli venni a grado.
   Dietro gli andai incontro alla nequìzia Di quella legge, il cui popolo usurpa, Per colpa del pastor, vostra giustizia.
   Quivi fu'io da quella gente turpa Disviluppato dal mondo fallace, Il cui amor molte anime deturpa.
   E venni dal martirio a questa pace
   Dante domanda a Cacciaguìda (Canto sedicesimo):
   Ditemi dunque, cara mia primizia, Quai fùr li vostri antichi, e quai fùr gli anni Che si segnaro in vostra puerizia1?
   Ditemi dell'ovil di san Giovanni Qual era allora1? e quali eran le genti Tra esso degne di più alti scanni1?
   E Cacciaguida risponde prima dei suoi antenati, poi dei cittadini di Firenze.
   Dissemi: Da quel di che fu detto Ave, Al parto in che mia madre, eh' è or santa, S'alleviò di me ond'era grave,