Stai consultando: 'Storia Letteraria d'Italia I primi due secoli', Adolfo Bartoli

   

Pagina (409/555)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (409/555)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   t,a divina commedia.
   407
   Rispondendo Beatrice (Canto quinto), parla della natura del voto, terminando le sue parole con questa esortazione:
   Siate, Cristiani, a muovervi più gravi, Non siate come penna ad ogni vento, E non crediate ch'ogni acqua vi lavi.
   Avetè il vecchio e il nuovo Testamento, E il pastor della Chiesa che vi guida: Questo vi basti a vostro salvamento.
   Se mala cupidigia altro vi grida, Uomini siate, e non pecore matte, Si che il Giudeo tra voi di voi non rida.
   Non fate come agnel che lascia il latte Della sua madre, e semplice e lascivo Seco medesmo a suo piacer combatte.
   Quindi essa e Dante trasvoiano nel cielo di Mercurio :
   E si come saetta, che nel segno Percuote pria che sia la corda queta, Cosi corremmo nel secondo regno.
   Nella sfera di Mercurio,
   Come in peschiera, ch'è tranquilla e pura, Traggono i pesci a ciò che vien di fuori, Per modo che lo stimin lor pastura,
   Si vid'io ben più di mille splendori Trarsi ver noi, ed in ciascun s'udia: Ecco chi crescerà li nostri amori.
   Ad uno di quegli spiriti domanda Dante chi fosse; ed esso risponde (Canto sesto), dicendo prima il suo nome:
   Cesare fui, e son Giustiniano: Che per voler del primo amor ch'io sento, D'entro alle leggi trassi il troppo e'1 vano ;
   e ricordando poi la storia dell'Impero Romano:
   Perchè tu veggi con quanta ragione Si muove contra il sacrosanto segno, E chi il s'appropria, e chi a lui s'oppone,
   Ved: quanta virtù l'ha fatto degno Di reverenza, e cominciò dall'ora Che Pallante mori per dargli regno.
   Tu sai eh' e' fece in Alba sua dimora Per trecent'anni ed oltre, infino al fine Che i tre a tre pugnar per lui ancora.
   Sai quel che fe' dal mal delle Sabine Al dolor di Lucrezia in sette regi, Vincendo intorno le genti vicine.
   Sai quel che fe', portato dagli egregi Romani incontro a Brenno, incontro a Pirro, E contra agli altri principi e collegi:
   Onde Torquato, e Quinzio che dal cirro Negletto fu nomato, e Deci, e Fabi Ebber la fama che volentier mirro.