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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ( AP1TOLO QUINDlCEfclMO.
   Li nostri affetti, che solo infiammati Son nel piacer dello Spirito Santo, Letizian del su' ordine formati.
   E questa sorte, che par giù cotanto, Però n'è data, perché fur negletti Li nostri voti, e vóti in alcun canto.
   Era questa, Piccarda della famiglia Donati, sorella di Corso e di Forese, e che da Corso era stata rapita al convento di Santa Chiara, ed obbligata a prendere marito.
   Cosi ella racconta a Dante:
   Perfetta vita ed alto merto inciela Donna più su, mi disse, alla cui norma Nel vostro mondo giù si veste e vela;
   Perchè in fino al morir si vegghi e dorma Con quello Sposo ch'ogni voto accetta, Che caritade a suo piacer conforma.
   Dal mondo, per seguirla, giovinetta Fuggi'rai, e nel su' abito mi chiusi, E promisi la via della sua setta.
   Uomini poi, a mal più ch'a bene usi, Fuor mi rapiron della dolce chiostra; Dio lo si sa qual poi mia vita fusi.
   Piccarda addita poi a Dante Costanza figlia di Ruggeri re di Puglia e di Sicilia, che alcuni cronisti narrarono essere stata nel 1186 levata, per opera dell'arcivescovo di Palermo, dal monastero e maritata al figlio di Barbarossa Arrigo V:
   E quest'altro splendor, che ti si mostra Dalla mia destra parte, e che s'accende Di tutto il lume della spera nostra,
   Ciò ch'io dico di me di sè intende: Sorella fu, e così le fu tolta Di capo l'ombra delle sacre bende.
   Ma poi che pur al mondo fu rivolta Contra suo grado e contra buona usanza, Non fu dal vel del cor giammai disciolta.
   Quest'è la luce della gran Costanza, Che del secondo vento di Soave Generò il terzo, e l'ultima possanza.
   Beatrice (Canto quarto) risolve due dubbi sorti nella mente del Poeta. E i dubbi sono questi :
   . . . . Se il buon voler dura, La violenza altrui per qual ragione Di meritar mi scema la misura1?
   Ancor di dubitar si dà cagione, Parer tornarsi l'anima alle stelle, Secondo la sentenza di Platone.
   Risoluti questi dubbi, il poeta domanda ancora a Beatrice:
   Io vo' saper se l'uom può soddisfarvi A voti manchi sì con altri beni Ch'alia vostra stadera non sien parvi.