CAPITOLO QUINDICESIMO
LA DIVINA COMMEDIA.
Il Paradiso.
Seguendo le dottrine astronomiche di Tolomeo, Dante pone la Terra immobile nel Centro; ed intorno ad essa fa girare i cieli della Luna, di Mercurio, di Venere, del Sole, di Marte, di Giove, di Saturno, delle stelle fisse, il primo Mobile, e finalmente l'Empireo, che è immobile.
Comincia Dante (Canto primo) da una invocazione ad Apollo:
0 buono Apollo, all'ultimo lavoro Fammi del tuo valor sì fatto vaso, Come dimandi a dar l'amato alloro.
Insino a qui l'un giogo di Parnaso Assai mi fu, ma or con ambedue M'è uopo entrar nell'aringo rimaso.
Entra nel petto mio, e spira tue Sì, come quando Marsia traesti Della vagina delle membra sue.
0 divina virtù, se mi ti presti Tanto che l'ombra del beato regno Segnata nel mio capo io manifesti,
Venir vedra'mi al tuo diletto legno, E coronarmi allor di quelle foglie Che la materia e tu mi farai degno.
Sì rade volte, padre, se ne coglie, Per trionfare o Cesare o Poeta (Colpa e vergogna delle umane voglie),
Che partorir letizia in su la lieta Delfica deità dovria la fronda Peneia, quando alcun di sè asseta.
Poca favilla gran fiamma seconda : Forse diretro a me con miglior voci Si pregherà perchè Cirra risponda.
Beatrice e Dante salgono il primo cielo.
Fatto avea di là mane e di qua sera Tal foce, e quasi tutto era là bianco Quello emisperio, e l'altra parte nera.
Quando Beatrice in sul sinistro fianco Vidi ricolta, e riguardar nel sole: Aquila si non gli s'affisse unquanco....