t,a divina commedia. 403
Giungono intanto ai (lue fiumi che escono da una fonte stessa, Dante domanda:
0 luce, o gloria della gente umana, Che acqua è questa che qui si dispiega Da un principio e sè da sè lontana?
Per cotal prego detto mi fu: Prega Matelda che il ti dica: e qui rispose Come fa chi da colpa si dislega,
La bella Donna: Questo, ed altre cose Dette gli son per me; e son sicura Che l'acqua di Letèo non gliel nascose.
E Beatrice : Forse maggior cura, Che spesse volte la memoria priva, Fatta ha la mente sua negli occhi oscura
Ma vedi Eunoè che là deriva: Menalo ad esso, e, come tu se'usa, La tramortita sua virtù ravviva.
Com'anima gentil che non fa scusa, Ma fa sua voglia della voglia altrui, Tosto eh'eli'è per segno fuor dischiusa;
Così, poi che da essa preso fui, La bella Donna mossesi, ed a Stazio Donnescamente disse: Yien con lui.
S'io avessi, Lettor, più lungo spazio Da scrivere, io pur cantere'in parte Lo dolce ber che mai non m'avria sazio;
Ma perchè piene son tutte le carte Ordite a questa Cantica seconda, Non mi lascià più ir lo fren dell' arte,
Io ritornai dalla santissim' onda Rifatto sì. come piante novelle Rinnovellate di novella fronda, Puro e disposto a salire alle stelle.
E con ciò termina la seconda Cantica.