400 CAPITOLO QUATTOltLiICEfclMO.
Ed ella riprende:
.....Perchè ine' vergogna porte
Del tuo errore, e perchè altra volta Udendo le Sirene sie più forte,
Pon giù il seme del piangere, ed ascolta; Si udirai come in contraria parte Mover doveati mia carne sepolta.
Mai non t'appresentò natura od arte Piacer, quanto le helle membra in ch'io Rinchiusa fui, e che son terra sparte:
E se il sommo piacer si ti fallio Per la mia morte, qual cosa mortale Dovea poi trarre te nel suo disio1?
Ben ti dovevi, per lo primo strale Delle cose fallaci, levar suso, Diretro a me che non era più tale.
Non ti dovea gravar le penne in giuso, Ad aspettar più colpi, o pargoletta, 0 altra vanità con si breve uso.
Nuovo augelletto due o tre aspetta; Ma dinanzi dagli occhi de' pennuti Rete si spiega indarno o si saetta.
Dante sente il più profondo pentimento ; ed allora Matelda lo tuffa nel fiume dell'oblio,
........e mi sommerse,
Ove convenne ch'io l'acqua inghiottissi.
Indi mi tolse; e bagnato m'offerse Dentro alla danza delle quattro belle, E ciascuna col braccio mi coperse.
Le quattro Ninfe lo conducono poi al petto del Grifone, dove stava Beatrice; e le altre tre la pregano :
Volgi, Beatrice, volgi gli occhi santi, Era la sua canzone, al tuo fedele, Che, per vederti, ha mossi passi tanti.
Per grazia fa noi grazia che disvele A lui la bocca tua, si che discerna
La seconda bellezza che tu cele. „
0 isplendor di viva luce eterna ! Chi pallido si fece sotto l'ombra Sì di Parnaso, o bevve in sua cisterna,
Che non paresse aver la mente ingombra Tentando a render te qual tu paresti Là dove armonizzando il ciel t'adombra, Quando nell'aere aperto ti solvesti?
Mentre gli ocelli di Dante (Canto trentaduesimo) sono fissi A disbramarsi la decenne sete,
la processione si muove.
Il Grifone mosse il carro; Matelda, Stazio e Dante seguivano la rota destra. Un canto angelico regolava i passi. Beatrice scese dal carro.
Io sentii mormorare a tutti: Adamo! Poi cerchiaro una pianta dispogliata Di fiori e d'altra fronda in ciascun ramo.