i,a divina commedia.
Beatrice incomincia i suoi rimproveri al poeta:
3P0
Dante, perchè Virgilio se ne vada, Non pianger anco, non piangere ancora, Chè pianger ti convien per altra spada.
Guardami ben; ben son, ben son Beatrice.
Dante rimane impietrito, senza lagrime e senza sospiri: poi comincia a sospirare ed a piangere.
Beatrice continua:
Non pur per ovra delle ruote magne, Che drizzan ciascun seme ad alcun line, Secondo che le stelle son compagne;
Ma per larghezza di grazie divine, Che si alti vapori hanno a lor piova, Che nostre viste là non van vicine,
Questi fa tal nella sua vita nuova Virtualmente, ch'ogni abito destro Fatto averebbe in lui mirabil prova.
Ma tanto più maligno e più Silvestro, Si fa il terren col mal seme e non colto, Quant'egli ha più del buon vigor terrestro.
Alcun tempo il sostenni col mio volto; Mostrando gli occhi giovinetti a lui, Meco il menava in dritta parte volto.
Si tosto come in sulla soglia fui Di mia seconda etade, e mutai vita , Questi si tolse a me, e diessi altrui.
Quando di carne a spirto era salita, E bellezza e virtù cresciuta m'era, Fu'io a lui men cara e men gradita;
E volse i passi suoi per via non vera, Imagini di ben seguendo false, Che nulla promission rendono intera.
Nè l'impetrare spirazion mi valse, Con le quali ed in sogno ed altrimenti Lo rivocai; sì poco a lui ne calse.
Tanto giù cadde, che tutti argomenti Alla salute sua eran già corti, Fuor che mostrargli le perdute genti.
Per questo visitai l'uscio dei morti, Ed a colui che 1' ha quassù condotto, Li preghi miei, piangendo, furon porti.
L'alto fato di Dio sarebbe rotto, Se Lete sì passasse, e tal vivanda Fosse gustata senza alcuno scotto
Di pentimento che lagrime spanda.
Seguitano altri rimproveri di Beatrice (Canto trentunesimo).
Il poeta confessa le proprie colpe:
Piangendo dissi : le presenti cose Col falso lor piacer volser miei passi, Tosto che '1 vostro viso si nascose.