t,a divina commedia.
397
Alla domauda del poeta ella risponde a lungo, dichiarandogli la condizione del Paradiso terrestre, e terminando così:
L'acqua che vedi non surge di vena Che ristori vapor, che giel converta, Come fiume ch'acquista o perde lena;
Ma esce di fontana salda e certa, Che tanto dal voler di Dio riprende, Quand'ella versa da due parti aperta.
Da questa parte con virtù discende. Che toglie altrui memoria del peccato; Dall'altra, d'ogni hen fatto la rende.
Quinci Letè, cosi dall'altro lato Eunoè si chiama, e non adopra, Se quinci e quindi pria non è gustato.
A tutt'altri sapori esto è disopra; Ed avvenga ch'assai possa esser sazia La sete tua, perch'io più non ti scopra,
Darotti un corollario ancor per grazia, Nè credo che il mio dir ti sia men caro Se oltre promission teco si spazia.
Quelli che anticamente poetaro L'età dell'oro e suo stato felice, Forse in Parnaso esto loco sognaro.
Qui fu innocente Amalia radice ; Qui primavera sempre, ed ogni frutto; Nettare è questo, di che ciascun dice.
Io mi rivolsi addietro allora tutto A' miei Poeti, e vidi che con riso Udito avevan l'ultimo costrutto; Poi alla bella Donna tornai il viso.
Mentre Dante cammina lungo il rio, seguitando di ugual passo la Donna che è dall'alira riva (Canto ventinovesimo), essa gli dice:
.....Frate mio, guarda ed ascolta.
Ed egli vede un improvviso splendore.
Vede poi come sette alberi d'oro, che erano sette candelabri, e dietro ad essi genti vestite di bianco, che cantavano Osanna; poi
Ventiquattro Seniori a due a due, Coronati venian di fiordaliso;
ed ancora
Vennero appresso lor quattro animali, Coronati ciascun di verde fronda ;
ed in mezzo ad essi
Un carro, in su due rote, trionfale, Che al collo d'un grifon tirato venne.
Ed una melodia dolce correva
Per l'aer luminoso......
Tre donne in giro dalla destra rota Venian danzando ........