T.A DIVINA COUMUBlA.
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Tosto che luogo 11 la circonscrive, La virtù formati\a raggia intorno, Così e quanto nelle membra vive ;
E come l'aere, quand'è ben plorilo, Per l'altrui raggio che in sè si riflette, Di diversi color si mostra adorno;
Così l'aer vicin quivi si mette In quella forma che in lui suggella, Virtualmente l'alma che ristette:
E simigliante poi alla fiammella Che segue il fuoco là 'vunque si muta, Segue allo spirto sua forma novella.
Perocché quindi ha poscia sua paruta, E chiamat'ombra; e quindi organapoi Ciascun sentire insino alla veduta.
Quindi parliamo, e quindi ridiam noi, Quindi facciam le lagrime e i sospiri Che per lo monte aver sentiti puoi.
Secondo che ci affliggon li desiri E gli altri affetti, l'ombra si figura, E questa è la cagiondi che tu ammiri.
Intanto i poeti sono giunti sul settimo balzo:
Quivi la ripa fiamma in fuor balestra, E la cornice spira fiato in suso, Che la riflette, e via da lei sequestra.
In quelle fiamme si purgavano gli spiriti dei lussuriosi; e,
Summae Deus clementiae, nel seno Del grand'ardore allora udì' cantando; Che di volger mi fe' caler non meno.
E vidi spirti per la fiamma andando: Per ch'io guardava a' loro ed a'miei passi, Compartendo la vista a quando a quando.
Appresso '1 fine eh'a quell'inno fassi, Gridavan alto: Virum non eognosco, Indi ricominciavan l'inno bassi.
Finitolo, anche gridavano: al bosco Corse Diana, ed Elice caccionne, Che di Venere avea sentito il tosco.
Mentre i poeti camminano sull'orlo del balzo (Canto ventesimosesto), alcuni spiriti si accorgono che Dante è là col suo corpo:
Questa fu la cagion, che diede inizio Loro a parlar di me; e cominciarsi A dir: Colui non par corpo fittizio.
Uno di essi lo interroga; ma prima ch'egli risponda, ecco altra novità.
Chè per lo mezzo del cammino acceso Venne gente col viso incontro a questa, La qual mi fece a rimirar sospeso.
Lì veggio d'ogni parte farsi presta Ciascun'ombra, e baciarsi una con una Senza ristar, contente a breve festa.
bartoli. Letteratura italiana, dj