Stai consultando: 'Storia Letteraria d'Italia I primi due secoli', Adolfo Bartoli

   

Pagina (394/555)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (394/555)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   302 capitolo quattordicesimo.
   Mi (lì s'io veggio qui colui che fuore Trasse le nuove rime, cominciando: Donile, ch'avete intelletto d'amore.
   Ed io a lui: Io mi son un che, quando Amore spira, noto, ed a quel modo Che detta dentro, vo significando.
   0 frate, issa vegg'io, diss'egli, il nodo Che il Notaio, e Guittone, e me ritenne Di qua dal dolce stil nuovo ch'i'odo.
   Io veggio ben come le vostre penne Diretro al dittator sen vanno strette, Che delle nostre certo non avvenne.
   E qual più a gradire oltre si mette, Non vede più dall'uno all'altro stilo; E quasi contentato si tacette.
   Forese domanda a Dante: quando ti rivedrò io? Ed egli:
   Non so, risposi lui, quant'io mi viva; Ma già non sia '1 tornar mio tanto tosto, Ch'io non sia col voler prima alla riva.
   Perocché '1 luogo, u' fui a viver posto, Di giorno in giorno più di ben si spolpa, Ed a trista ruina par disposto.
   Forese allora gli predice la prossima morte di Corso Donali,
   .......a coda d'una bestia tratto
   Verso la valle ove mai non si scolpa.
   Proseguono i poeti il loro cammino, trovano un grande albero; e sott esso gente che alza le mani e grida. Fra le frasche qualcheduno diceva:
   Trapassate oltre senza farvi presso: Legno è più su che fu morso da Eva: E questa pianta si levò da esso.
   Ricordivi, dicea, de' maledetti Ne'nuvoli formati, che satolli Teseo combattér co'doppii petti;
   E degli Ebrei, che al ber si mostràr molli, Per che non gli ebbe Gedeon compagni Quando inver Madian discese i colli.
   Camminando ancora, odono una subita voce che domanda:
   Che andate pensando si voi sol tre?
   È un angelo che insegna loro il luogo per salire al settimo balzo, e che co muover della piuma cancella il sesto P dalla fronte di Dante.
   Entrano i poeti (Canto venticinquesimo) per uno stretto calle, dov'era la scala costretti ad andare ad uno ad uno. Dante domanda a Virgilio:
   .......Come si può far magro
   Là dove l'uopo di nutrir non tocca?
   E Virgilio prega Stazio di spiegargli la cosa. Egli infatti ragiona a lungo sulle generazione del corpo umano; e spiega poi quello che accada dell'anima dopr morte :