300 capitolo quattordicesimo
Mentre Stazio e Virgilio parlavano, e Dante andava soletto dietro a loro,
. . . . ed ascoltava i lor sermoni Che a poetar ini davano intelletto,
ecco che essi trovano in mezzo alla strada un albero
Con pomi ad odorar soavi e buoni.
Li due poeti all'alber s'appressaro ; Ed una voce per entro le fronde Gridò: Di questo cibo avrete caro.
Poi disse: più pensava Maria, onde Fosser le nozze orrevoli ed intere, Ch'alia sua bocca, ch'or per voi risponde.
E le Romane antiche per lor bere Contente furon d'acqua, e Daniello Dispregiò cibo, ed acquistò savere.
Lo secol primo quant'oro fu bello; Fe' savorose con fame le ghiande, E néttare per sete ogni ruscello.
Mèle e locuste furon le vivande Che nudriro il Batista nel diserto; Perch'egl' è glorioso, e tanto grande Quanto per l'Evangelio v'è aperto.
Dante cerca cogli occhi d'onde uscissero quelle voci (Canto ventesimoterzo ; intanto
. . . . ecco piangere e cantar s'udie: LaMa mea, Domine, per modo Tal, che diletto e doglia parturie.
Chi sono? dimanda Dante; e Virgilio:
.....ombre che vanno
Forse di lor dover solvendo il nodo.
Sono infatti le anime dei golosi, che si purificano nel sesto balzo.
Negli occhi era ciascuna oscura e cava, Pallida nella faccia, e tanto scema Che dall'ossa la pelle s'informava.
Una di queste guardò fiso Dante,
Poi gridò forte: qual grazia m'è questa?
Il poeta lo riconosce alla voce: è Forese Donati, fratello a Corso, e parente d Dante. Il quale gli domanda: quale è la causa che così vi dimagra?
Ed egli a me: Dell'eterno consiglio Cade virtù nell'acqua, e nella pianta Rimasa addietro, ond'io sì m'assottiglio.
Tutta està gente che piangendo canta, Per seguitar la gola oltre misura, In fame e in sete qui si rifa santa.
Di bere e di mangiar n'accende cura L'odor ch'esce del pomo e dello sprazzo Che si distende su per la verdura.