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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   t,a divina commedia.
   389
   E, per esser vivuto di là, quando Visse Virgilio, assentirei un sole Più eh' i' non deggio al mio uscir di bando.
   Dante gli dice che quello che lo guida è appunto Virgilio, e Stazio si getta per abbracciargli i piedi, dimenticandosi della lor vanitate, e
   Trattando l'ombre come cosa salda. Mentre salgono al sesto girone (Canto ventiduesimo), Virgilio domanda a Stazio-
   Ma dimmi, e come amico mi perdona, Se troppa sicurtà m'allarga il freno, E come amico ornai meco ragiona,
   Come poteo trovar dentro al tuo seno Luogo avarizia, tra cotanto senno, Di quanto per tua cura fosti pieno?
   E Stazio gli dice che egli non fu avaro, ma anzi prodigo:
   E se non fosse ch'io drizzai mia cura, Quand'io intesi là dove tu esclame, Crucciato quasi all'umana natura :
   A che non reggi tu, o sacra fame Dell'oro, l'appetito dei mortali ? Voltando sentirei le giostre grame.
   Virgilio domanda ancora a Stazio:
   . . . . qual sole o quai candele Ti stenebraron si, che tu drizzasti Poscia diretro al Pescator le vele?
   Ed egli a lui: tu prima m'inviasti Verso Parnaso a ber nelle sue grotte, E poscia appresso Dio m'alluminasti.
   Facesti come quei che va di notte. Che porta il lume dietro, e a sè non giova, Ma dopo sè fa le persone dotte,
   Quando dicesti: Secol si rinnova, Torna giustizia e '1 primo tempo umano, E progenie discende dal ciel nova. Per te poeta fui, per te cristiano.
   Appresso Stazio domanda a Virgilio:
   Dimmi dov'è Terenzio nostro antico, Cecilio, Plauto e Varrò, se lo sai; Dimmi se son dannati ed in qual vico.
   E Virgilio gli dice che sono con lui e con molti altri, tra i quali Omero,
   ......... quel Greco
   Che le Muse lattar più ch'altri mai,
   nel Limbo, e che laggiù
   Nel primo cinghio del carcere cieco Spesse volte ragioniam del monte Ch'ha le nutrici nostre sempre seco.