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c vpitolo quattordicesimo.
Veggiolo un' altra volta esser deriso ; Veggio rinnovellar l'aceto e il fele, E tra vivi ladroni esser anciso.
Veggio il nuovo Pilato si crudele, Ohe ciò noi sazia, ma senza decreto Porta nel tempio le cupide vele.
0 Signor mio, quando sarò io lieto A veder la vendetta che, nascosa, Fa dolce l'ira tua nel tuo segreto l
Ugo Capeto gli dice poi che durante il giorno essi ripetono esempj di povertà; e durante la notte esempj di avarizia punita, Pigmalione, Mida, Acam ed altri.
I poeti si erano allontanati da lui, quando sentirono un gran terremoto, e al tempo stesso da tutte le parti si alzò un grido: Gloria in cxcelWÈ Deo.
Mentre si affrettano verso la scala (Canto ventunesimo),
Ci apparve un'ombra, e dietro a noi venia, Dappiè guardando la turba che giace; Nè ci addemmo di lei, si parlò pria,
Dicendo: Frati miei, Dio vi dea pace.
Virgilio domanda a quell'ombra :
.......perchè tai crolli
Diè dianzi il monte, e perchè tutti ad una Parver gridare infino a' suoi piè molli.
Ed ella risponde che quando un'anima ha scontata la sua pena e sale al Paradiso, il monte si commuove. E quell'anima è appunto essa che paria ai poeti:
Ed io che son giaciuto a questa doglia Cinquecent' anni e più, pur mo sentii Libera volontà di miglior soglia.
Però sentisti il tremoto, e li pii Spiriti per lo monte render lode A quel Signor, che tosto su gì' invii.
Virgilio domanda a quello spirito chi sia, ed egli risponde :
Nel tempo che il buon Tito con l'aiuto Del sommo Rege vendicò le fora, Ond'uscì il sangue per Giuda venduto,
Col nome che più dura e più onora Er'io di là, rispose quello spirto, Famoso assai, ma non con fede ancora.
Tanto fu dolce mio vocale spirto, Che, Tolosano, a sè mi trasse Roma, Dove mertai le tempie ornar di mirto.
Stazio la gente ancor di là mi noma : Cantai di Tebe, e poi del grande Achille, Ma caddi in via con la seconda soma.
Al mio ardor fur seme le faville, Che mi scaldar, della divina fiamma, Onde sono allumati più di mille ;
Dell'Eneida dico, la qual mamma Fummi ; e fummi nutrice poetando : Senz' essa non fermai peso di dramma.