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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   380 capitolo quattordicesimo.
   Tanto ch'io volsi in su l'ardita faccia, Gridando a Dio: Ornai più non ti temo; Come fa il merlo per poca bonaccia.
   Pace volli con Dio in sullo stremo Della mia vita; ed ancor non sarebbe Lo mio dover per penitenza scemo,
   Se ciò non fosse che a memoria m'ebbe Pier Pettinagno in sue sante orazioni, A cui di me per caritate increbbe.
   Dante sente (Canto quattordicesimo) due spiriti che parlavano tra di loro di lui. Domandato da uno di essi chi egli sia e di dove venga, risponde:
   . . . . Per mezza Toscana si spazia Un fìumicel che nasce in Falterona, E cento miglia di corso noi sazia.
   Di sovr'esso rech'io questa persona; Dirvi chi sia saria parlare indarno, Chò il nome mio ancor molto non suona.
   Si meravigliano quegli spiriti (i quali sono due Romagnoli, Guido del Duca ria Bertinoro, e Rinieri de' Calboli) che Dante rispondendo abbia taciuto il nome dell'Arno; e Guido risponde all'altro:
   .......non so, ma degno
   Ben è che il nome di tal valle pera:
   Chè dal principio suo (dov'è sì pregno L'alpestro monte, ond'è tronco Peloro, Che in pochi luoghi passa oltra quel segno)
   Infin là, 've si rende per ristoro Di quel che il ciel della marina asciuga, Ond'hanno i fiumi ciò che va con loro,
   Virtù così per nimica si fuga Da tutti, come biscia, o per sventura Del loco, o per mal uso che li fruga:
   Ond'hanno sì mutata lor natura, Gli abitator della misera valle, Che par che Circe gli avesse in pastura.
   Tra brutti porci, più degni di galle, Che d'altro cibo fatto in uman uso, Dirizza prima il suo povero calle.
   Botoli trova poi, venendo giuso, Ringhiosi più che non chiede lor possa, Ed a lor, disdegnosa, torce il muso.
   Vassi caggendo, e quanto ella più ingrossa, Tanto più trova di can farsi lupi La maladetta e sventurata fossa.
   Discesa poi per più pelaghi cupi, Trova Je volpi sì piene di froda, Clie non temono ingegno che le occupi, Nè lascerò di dir, perch'altri m'oda: E buon sarà costui, se ancor s'ammenta Di ciò che vero spirto mi disnoda.
   Io veggio tuo nipote che diventa Cacciator di quei lupi, in sulla riva Del fiero fiume, e tutti gli sgomenta.