capitolo quattordicesimo.
Mostrava ancor Io duro pavimento Come Almeone a sua madre fé' caro Parer lo sventurato adornamento.
Mostrava come i figli si gittaro Sopra Sennacherib dentro dal tempio, E come morto lui quivi lasciaro.
Mostrava la ruina e il crudo scempio Che fé' Tamiri quando disse a Ciro: Sangue sitisti, ed io di sangue t'empio.
Mostrava come in rotta si fuggirò Gli Assiri poi che fu morto Oloferne, Ed anche le reliquie del martiro.
Vedeva Troia in cenere e in caverne: 0 lllon, come te basso e vile Mostrava il segno che 11 si discerne!
Qual di pennel fu maestro, o di stile Che ritraesse l'ombre e i tratti ch'ivi Mirar farieno ogn'ingegno sottile?
Morti li morti, e i vivi parean vivi Non vide me' di me chi vide il vero, Quant'io calcai fin che chinato givi.
Virgilio dice a Dante che drizzi la testa, perchè un angiolo s'appresta a venir verso loro, e lo ammonisce ad adornare di riverenza gli atti e il viso.
A noi venia la creatura bella, Bianco-vestita, e nella faccia quale Par tremolando mattutina stella.
L'angelo insegna ai poeti il luogo per salire:
Menocci ove la roccia era tagliata: Quivi mi batteo l'ale per la fronte; Poi mi permise sicura l'andata.
Col batter dell'ali, egli aveva cancellato dalla fronte di Dante uno dei P.
Salendo odono voci che cantavano Beati pauperes spiritu. Dante sente ài essere a quella salita
..........più lieve
Che per lo pian non mi parea davanti.
E domanda al maestro:
.......dì, qual cosa greve
Levata s'è da me, che nulla quasi Per me fatica andando si riceve?
E Virgilio gli risponde:
.....quando i P, che son rimasi
Ancor nel volto tuo presso che stinti, Saranno, come l'un, del tutto rasi,
Fien li tuoi piè dal buon voler si vinti, Che non pur non fatica sentiranno, Ma fia diletto loro esser su pinti.
I due poeti giungono sopra il secondo balzo, dove penano gli invidiosi (Canto tredicesimo). Ivi odono alcune voci: