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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

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a cura di Federico Adamoli

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   letteratura nell' italia 1)1 mezzo. 153
   Intanto però che costoro si contorcevano ne'loro vecchiumi, l'arte si apriva altre vie, se le era anzi già aperte da molto tempo prima, correndo spigliata, agile, spesso elegante, in cerca del vero: non più intenta alle rimembranze occitaniche, non pretensiosa di riprodurre sentimenti ed idee d'altri tempi e d'altri luoghi; ma disposta a porger l'orecchio agli umili canti che le suonavano intorno dai campi, dalle selve e dalle vie cittadine.
   Fu già osservato come in ogni tempo della letteratura italiana ci sia stata poesia di popolo (1); e questa, fortunatamente, troviamo anche alle origini. Noi non sappiamo, per vero, a chi appartengano le poesie che furono pubblicate sotto il nome di Ciacco dell'Anguillara. Ma dubitare che le sieno di poeta toscano e anteriore al 1250 sembra dillìeile. La lingua v'è franca, naturale, sicura, disinvolta, è lingua che si sente parlata, senza raffazzonamenti, senza imitazioni latine o provenzali. E come la i.ngua, il concetto: un dialogo di amore, che va svolgendosi con una tranquilla serenità. Si noti bene che noi non diciamo che un tal canto sia popolare, nel p. i 'igoroso significato della parola, c'è dentro anzi, e chiarissima, la mano di un poeta di professione, ma di un poeta però che al genere popolare tenta di avvicinarsi che ha semiti nel cuore i canti del popolo, e dalla loro fresca giovinezza ha imparato qualche cosa.
   0 gemma leziosa Adorna villanella, Che se' più virtudiosa Che non se ne favella; Per la virtude c'hai Per grazia del Signore, Aiutami; ché sai Ch'io son tuo servo, amore.
   Cosi l'amante comincia, ed a lui risponde Madonna, con una modestia garbata ma un po' ironica .
   Assai son gemme in terra Ed in fiume ed in mare, C'hanno virtude in guerra E fanno altru' allegrare.
   Al tuo mistier così son parlatore:
   Se san ti trovi e fermo della mente, Che lavi la tua collia largamente, Acciò che stinga e passi lo vapore, Lo qual ti fa favoleggiar loquendo; E se gravato sei d'infertà rea, Sol c'hai farneticato, sappie intendo. Cosi riscritto al mio parer ti rendo; Nè cangio mai d'està sentenza mea, Finché tua acqua al modico non stendo.
   Intorno al quale egregiamente nota il Carducci come « i conservatori d'ogni tempo, quando s'arrabattano contro la manifestazione di qual siasi progrosso, son sempre gli stessi, insolenti, villani e svergognatamente triviali; essi che eleggonsi da per sè difensori e tutori, direi quasi bargelli, del buon gusto, del bello stile e anche del sentimento morale. » Rime di D. A., pag. 729.
   (1) Ved. Ozamam. I Poeti francese, in Italia (Trad. ital.), pag. 11, segg.
   Bartoli. Letteratura Italiana. 20