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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

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a cura di Federico Adamoli

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   letteratura dialettale isella bassa italia. 145
   0 in questi altri di Jacopo da Lentino ?
   Chi non avesse ma' veduto foco Non credensi che cocere potesse, Anzi ti sembreria sollazzo e gioco Lo suo splendore, quando lo vedesse.
   Che cosa anzi è qui che ricordi o il siculo o il provenzale? Ma se questa non è la lingua che si parlava in Sicilia; ma se fabbricare artificialmente questa lingua era .mpossitnle ; ma se questa lingua non è se non i- dialetto che si parlava e si scriveva nel secolo XIII in una altra parte d'Italia, come anche oggi si parla e si scnve, la conseguenza sembra chiarissima: la forma delle poesie della scuola sicula non è giunta a noi genuina: il dialetto originale che abbiamo letto nel Protonotario, è stato mutato in dialetto toscano.
   Nè la spiegazione del fatto ci manca. Stabilitosi una volta, con Dante, il primato letterario della favella toscana, stabilitosi in Toscana il centro dell'attività letteraria, riconosciuto che nel dialetto toscano erano le qualità per innalzarlo in dignità di lingua bastevole ad ogni genere di scrittura (1), tutto dovea vestirsi alla foggia toscana.
   Fu già osservato che «siccome le scritture toscane quando furono ricopiate da amanuensi, o lombardi, o veneziani, o bolognesi perdevano della nativa loro bellezza per acquistare le smozzicature e gli sconci paesani del copiatore, cosi per contrario dovette accadere delle lombarde veniziane e bolognesi quando furono trascritte da amanuensi toscani » (2). E pienamente d'accordo coll'ulustre modenese si trova uno scrittore moderno napoletano, il quale dopo esaminati molti codici dovè persuadersi « il toscanesimo che si trova nelle scritture antiche d'altri paesi d'Italia esservi stato Introdotto da scrittori toscani; .... i quali nello abbattersi a voci e maniere che sentissero del forestiero ( e cominciava il forestiero dai confini delle proprie terre), o per necessità di riuscire più intelligibili o per avversione al disarmonico e al rozzo, lo riducevano nel proprio volgare » (3). Nè tale riduzione era poi troppo difficile. La strofe della canzonetta in dialetto di Enzo re, che abbiamo riportata, cosi fu ridotta in lingua toscana (4):
   Allegro core pieno
   Di tutta beninanza,
   Sovvengavi, s'io peno
   Per vostra 'nnamoranza,
   Ch'e'non vi sia in piacere
   Di lasciarmi morire talemente,
   Chè i' v'amo di buon core e lealmente.
   Recentemente il prof. Francesco Corazzini (5), scriveva di poter afferrar® con
   (1) Capponi, op. cit., XX1I1
   (2) Galvani, Dubbi etc., pag. 56-57.
   (3) Palermo, Codici Palatini, Disc. Proem., IX. — Vedi pure, voi. I, pagg. 337, 605, 612. Lo stesso signor Palermo, per esempio, trova il Libro de'Regni del Frezzi, dove il copista fiorentino corregge il dialetto dell'autore (11, 265); e trova certe Laudi di Jacopone da Todi dal copista vestite alla padovana (11, 315). — Il Libri (Stor. delle matem., 1,176) scrive: il est. pcssible que les écrits des .... auteurs siciliens aient été arrangés et modifiés plus tard par les copistes.
   (4) Galvani, op. cit., 58
   (5) Studi sulla letteratura italiana del primo secolo, nella Riv. Filol. Letter., I. II.
   Bahtoli. Letteratura ItnHana, 19