140 capitolo quarto.
Ma poiché Amore si face sentere Dentro del cor signoreggiar la gente, Molto maggiore pregio de' avere Che se 'l vedesse vesibeleinente.
Per la virtute de la calamita Come lo ferro atrae, non se vede, Ma si lo tira signorevolmente.
E questa cosa a credere me 'nvita Ch'Amore sia, e dammi grande fede Che tutt'or fìa creduto fra la gente.
Sullo stesso tema si esercitava rettoricamente anche il notajo Jacopo da Len-tino in quel sonetto, tra gli altri, che principia :
Amore è un disio che vien dal core ;
sfogando poi le sue innocenti furie erotiche, o dicendo a Madonna che lo suo core
In tante pene è miso Che vive quando muore;
0 giocherellando altrimenti di parole e di concetti.
Noi non andremo qui citando poesie note ad ogni cultore delle lettere: riè faremo differenza tra gli uni e gli altri di que' poeti Cortigiani. Essi si rassomigliano tanto, che letto uno di essi, si può quasi dire di averli letti tutti: la monotonia della forma corrisponde alla monotonia del concetto: è sempre Io stesso argomento, che si stempera in frasi passate per lambicco. Nessuna individualità, ma sempre anzi la solita falsariga: amore cavalleresco, cantato accademicamente. Si paragoni, ad esempio, alle forti tinte di Ciullo quello sbiadito dialogo di Mazzeo Riccio, sbadigliato da Messere e Madonna (1), e tutta la differenza si parrà manifesta tra la poesia della piazza e la poesia della corte (2): quella che erompe dal sentimento, e sbizzarrisce liberissima pei campi della fantasia ; questa che si strascica sonnolenta dietro ad un'ombra che le fugge davanti, vestendosi di artifizi che non valgono però a nascondere la sua ingenita rozzezza.
Ma è egli almeno da credere che le poesie della corte siciliana fossero scritte nella forma ch'è a noi pervenuta? Noi vogliamo in una tale questione portare la
(1) Si paragoni anche la poesia pubblicata dal Carducci:
Levati dalla porta : Lassa, ch'or foss' io morta Lo giorno eh' i' t'amai !
Cantilene e Ballate etc., pag. 53.
(2) Le poesie de' Siciliani anzi (doloroso a dirsi) tutte le poesie del primo secolo, aspettano ancora una edizione critica condotta sui manoscritti. Per ora le principali raccolte dove esse si trovano, sono le seguenti: Allacci, Poeti Antichi., 1661.— Poeti del primo secolo della Lingua Italiana, 1816. — Rosario di Gregorio, D sborsi intorno al'a Sicilia, 1821, Parnaso Italiano, 1819. — Lirici del secolo primo, secondo e terzo, 1846. — Per p ù particolareggiate notizie si può consultare Le Opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV indicate e descritte da F. Zambrini, Bologna, 1866. — Con grande sodisfazione abbiamo letto in un articolo bibliografico della Nuova Antologia che stiasi apparecchiando dal prof. A. D'Ancona la pubblicazione del Cod. Vaticano Reale per la Collezione dei Testi di Lingua di Bologna. — Di esso intanto ci dà l'indice il signor G. Grion nel quaderno I dei Romanisehe studien di Boehmer, pagg. 61-113.