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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   letteratura dialettale isella bassa italia.
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   E a me guerra face,
   Che m'ha tolta la mia speme,
   Oi alta potestate,
   Temuta e dottata,
   Lo meo dolze amore
   Ti sia raccomandata.
   Quando la croce pigliao Certo no lo mi pensai; Quello che tanto m'amao, Ed io lui tanto amai, Che io ne fui battuta E messa in prigionia, Ed in celato tenuta Per la vita mia.
   Le navi so' alle celle, In buon'ora possan andare, E lo mio amor con elle E la gente che v' ha andare. 0 padre cri'atore, A santo porto le conduce, Che vanno a servidore. De la tua santa cruce (1).
   Però ti prego, Dolcetto, Che sai la pena mia, Che me ne facci un sonetto, E mandilo in Sòria : Ch'io non posso abentare Notte nè dia : In terra d'oltremare Ita è la vita mia.
   Qui l'alFetto e il dolore son veri ; qui il canto sgorga dal cuore fluidissimo. E orse è questo stesso il suono chiesto a Dolcetto perchè porti in Soria il pianto ielle donne divise dagli amanti: espressione collettiva di un sentimento che dovè nartellare il cuore di tante sventurate, che si vedevano rapiti i loro cari dalla roce, e che dovevano mandare tanti sospiri a Terrasanta.
   Meno spontanea forse, ma pur sempre fresca di passione e vergine d'ogni ar-ficio cortigiano, quell'altra poesia, detta di Odo delle Colonne, dove pure una donna iange l'amante, non crociato, ma traditore, e dove sono questi gioielli :
   Oi lassa tapinella, Come l'amor m'ha prisa! Come lo cor m'infella Quello che m'ha conquisa! La sua persona bella Tolto m'ha gioco e risa, Ed hammi messa in pene Ed in tormento forte. Mai non credo aver bene Se non m'accorre morte ; E sperola che vene, Traggami d'està sorte.
   (1) Il Trucchi: croce. — erso 2f». pag. 20.
   Cruce corresse, e con ragione, il Carducci, di cui cf. nota a,