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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   142 capitolo quarto.
   cui non rimangono che pochi frammenti, o piuttosto anzi indizii che frammenti: quel grazioso lamento, per esempio, dell'Amante del Crociato, attribuito a Rinaldo d'Aquino, e che qui riferiamo (1):
   Giammai non mi conforto Nè mi voglio allegrare: Le navi sono al porto E vogliono collare. Vassene la più gente In terra d'oltre mare: Ed io lassa dolente (2), Come degg'io fare?
   Vassene in altra contrata, E noi mi manda a dire; Ed io rimango ingannata. Tanti son li sospire Che mi fanno gran guerra La notta con la dia; Nè in cielo nè in terra Non mi pare ch'io sia.
   Santus santus Deo, Che ne la Vergili venisti, Tu salva l'amor meo, Po' che da me '1 partisti (3). Oi alta potestate Temuta e dottata, Il dolze mio amore Ti sia raccomandata (4).
   La croce salva la gente, E me fa disviare: La croce mi fa dolente, E non mi vai Deo pregare. Oimè, croce pellegrina, Perchè m'hai così distrutta? Oimè lassa tapina, Ch'io ardo e incendo tutta.
   Lo 'mperador con pace Tutto il mondo mantiene,
   (1) Lo pubblicò per il primo il Trucchi, Poes. ital. ined. di dugento autori, I, 31, to gliendolo dal Cod. Reale Vaticano 3793.
   (2) Nel Trucchi : Ed io, oimè lassa dolente. — Molto giustamente il prof. Carducc ripubblicando questa poesia, toglie Voimè osservando che. « è delle solite glosse dell'ama nuense ». Nè alle sole glosse si limitavano i menanti, come è chiaro da questa poesia stessa
   (3) Il Trucchi: Po' che da me lo dipartisti. — Il Nannucci corresse: Po' che lo dipartisti. — Egregiamente il Carducci: Po' che da me 'l partisti.
   (4) Si veda su questi versi la nota del prof. Carducci, che crede in origine si leg gesse:
   Oi, alto signore, Temuto e dottato, Il dolze mio amore Ti sia raccomandato.