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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

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a cura di Federico Adamoli

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   letteratura dialettale isella bassa italia. 133
   Preso isolatamente dagli altri questo argomento della incredulità del poeta non avrebbe grande valore; ma come prova sussidiaria, ci sembra che abbia da essere tenuto in qualche conto. I tempi di Federigo, dell' arabo, del maledetto, dello scomunicato derisore d'ogni cosa santa e divina comportano in un canto popolare quel linguaggio che noi troviamo nella poesia alcamese, dove si canta 1' amore, il nudo amore di Grecia e di Roma, senza candidi veli e senza benedizioni nuziali, dove si ride Ili monache e frati, dove la donna si getta da sè stessa nelle braccia dell' a-raante, bastandogli eli' esso abbia giurato sul proprio cuore ; dove insomma il vecchio paganesimo rivive, e parla la immortale religione della materia.
   La rosa fresca aulentissima è dunque, a nostro avviso, un canto popolare del XIII secolo, nel quale si allude al fatto di una dama e di un cavaliere di tempi forse anteriori : canto, che attribuito ad un Giulio d' Alcamo e passato per successive trasformazioni, è potuto giungere fino a noi conservato in alcuni codici, dove senza dubbio ue fu alterata la forma. Questo canto ci attesta 1' esistenza di una poesia di popolo, anteriore alla scuola cortigiana del periodo svevo: e ci spiega anzi come questa scuola sorgesse (1).
   In che lingua fu esso composto? La domanda potrebbe quasi sembrare oziosa: nè certo si corre rischio di errare rispondendo, nel dialetto della patria del suo autore. Era esso siciliano o napoletano? Ci è ignoto. Nella lezione de'codici dieci hanno conservato il contrasto, i due dialetti si confondono insieme, e quel che più monta, si confondono con un terzo dialetto, il toscano. Attribuire al poeta popolare codesta mescolanza di dialetti a noi pare assolutamente impossibile, nè vale se non c' inganniamo, 1' esempio che si è recato (2) della canzone a dialogo di Rambaud de Yaqueires, che era poeta di professione, artista compiuto, e che poi non mescolò il provenzale e il genovese, ma scrisse una strofe nell'uno ed ùn'altra nell'altro. Le mescidanze del contrasto sono a nostro avviso da riferire ai copisti dei codici. Ritrovare oggi la forma primitiva del dialetto locale, può essere molto ingegnoso, ma sarà sempre incerto : le restituzioni che non si appoggiano all' autorità de'manoscritti, come quella di cui abbiamo discorso indietro del Guessard, e come quella che ha fatto il signor Grion della poesia di cui parliamo, attestano la dottrina de' loro autori, ma non soddisfanno alla critica, la quale vuole dei fatti e non si contenta delle supposizioni e delle divinazioni. È molto probabile per le ragioni recate dal signor Grion che il contrasto alcamese sia stato scritto in dialetto siciliano (3); probabile si, ma certo chi potrebbe dirlo? Nè del resto una tale restituzione ha molta importanza per la storia della letteratura. A noi sembra che sia sufficiente di potere stabilire dai testi che abbiamo che codesto canto è uno specimen dell' antica poesia popolare nel dialetto meridionale italiano: tanto basta per poter indurre 1'esistenza di un periodo letterario, nel quale vedesi la Bassa Italia far ciò che faceva pure contemporaneamente l'Italia Nordica: cioè mettere in iscrittura i propri dialetti, tentare l'opera dell' arte, nelle nuove forme volgari. Ed è ragionevole il supporre che, come al settentrione nello scrivere i varii dialetti si prendeva a modello quello tra essi che sembrava avvicinarsi meglio alla lingua letteraria della nazione, cioè al latino; cosi anche al mezzodì, un dialetto, acquistasse predominio sugli altri, forse il Siciliano.
   Indubitabile frattanto è che il canto alcamese proviene da un ciclo poetico di
   (1) BieZ cosi scrive (Poes. d. Trovò. 238): « Supposez la condition première: la coi'n-cidence d'une poésie populaire et d'une cour princière: que le penchant au eulte de l'art, au raffinement, à la sociabilité, vint donner l'impulsion, et les poètes de cour surgissaient d'eux-mèmes pour expulser de la haute sociéié le chant de traiteau ».
   (2) Galvani. Vecchie e nuove osservaz., ecc.
   (3) ,f. Esercii. Crii., 7. 8, 9.