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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   letteratura dialettale isella bassa italia. 129
   scorrendo. I poeti di Sicilia facevano disputare gli amanti: e qui come là era la drammatica che s'intrecciava alla narrativa e qualche volta alla lirica: lo che fu sempre cosi nel gusto del popolo, che tutte le letterature popolari hanno mille componimenti di quel genere: ed anch'oggi mentre io scrivo sento una di codeste storie a dialogo cantata in una barca che passa sul Canale della Giudeco.a, da un giullare plebleo, che cambiando voce, fa da uomo e da donna, e si accompagna da sè stesso col suo strumento.
   Giulio d'Alcamo dunque è l'autore di uno di tali contrasti. È egli necessario di supporre ch'ei nella sua poesia abbia messo in iscena sè stesso? Noi non lo crediamo Ci sembra anzi di avere qualche ragione per credere il contrario. L' amante che parla, sembra che sia uomo d'alto lignaggio, molto ricco, e che abbia viaggiato per molti paesi :
   Cercato ajo Calabria, Toscana e Lombardia, Puglia, Costantinopoli, Genua, Pisa, Soria, Lamagna e Babilonia, e tutta Barberia.
   Egli può mettere una difensa di dumilia agoslari; egli aspira all'amore di dama nobile e potente, che abita un forte castello, che fu corteggiata da conti e cavalieri, marchesi e justizieri, e che è pronta ad accettar lui per marito (1). Evidentemente la scena accade in un castello feudale. Ma questo poeta cavaliere adopera egli scrivendo la forma de'pari suoi? Questo nobile barone, come degna separarsi dalla sua scuola palatina e cantare il proprio amore prendendo in prestito dal popolo le sue mmagini? E come può egli allontanarsi tanto dalle tradizioni cavalleresche, sino a svillaneggiare la donna del suo cuore, ed a farsi dire per ultimo dalle labbra stesse di lei, quelle parole così nudamente triviali? La cosa fino ad un certo segno potrebbe intendersi se invece di una castellana, egli tentasse di sedurre una donna plebea. Ma tra cavalieri e dame, in dialogo di amore, questo è linguaggio troppo inusitato. Il contenuto della poesia ripugna dunque colla sua forma: il fatto accaduto dentro le mura del forte castello, è stato raccolto e cantato da un poeta popolare. E supponendo questo , noi davvero non incontriamo più difficoltà alcuna, neppure quella di spiegare il famoso verso
   Se tanto aver donassimi quant'ha lo Saladino.
   Tanto più poi ci confermerebbe in questa opinione quello che di recente fu scritto, che certi canti popolari siciliani alludessero al fatto stesso cantato nella tenzone alcamese. (2) Se questo è , bisognerebbe bene ammettere una tradizione anteriore da cui derivassero tanto quei canti che questa poesia.
   Ma ci sia permesso fare un passo di più, e mettere innanzi un' altra supposizione. Leggiamo che « la tradizione municipale celebra Ciullo costantemente e da secoli come un grande signore : quindi gli attribuisce per abitazione un castello , eh' ebbe forse originariamente sul Bonifato, ove sorgeva dapprima il grosso dell'antica Alcamo, e che di poi i suoi discendenti riedificarono nel piano della città nuova.
   (1) Quest'ultima è veramente la più forte ragione che può far credere alla nobiltà dell'amante. Senz'essa, tutte le altre non avrebber valore. Ed anche questa forse potrebbe avere una spiegazione diversa. Quanto ai viaggi, chi ignora le peregrinazioni dei trovatori? Nè occorrerà, spero, credere che il poeta abbia proprio voluto darci il suo esatto itinerario. Quanto agli agostari, è facile supporla una millanteria dell' innamorato, che si sentn minacciare e schernire. Del sire non parliamo : un vocabolario qualunque risponda per noi.
   (2) Lo dice il signor Vigo nel suo lavoro sopra Ciullo d' Alcamo inserito nel Propugnatore. Disp. 5, 6, An. III, pag. 257.
   Battoli Letteratura italiana. 17