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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO QUARTO
   LETTERATURA DIALETTALE NELLA BASSA ITALIA
   § 1.
   poesia popolare.
   Come nel settentrione, cosi dunque nel mezzogiorno d'Italia. Noi già vedemmo che tutto induce a credere non essere mancati poeti delle due lingue di Francia alla corte normanna di Guglielmo il Buono. Se anche ogni altro argomento ne facesse duetto, potrebbe renderne certi di ciò quello che vediamo accadere meno d'un secolo dopo, sentendo i primi canti in lingua volgare nelle terre siciliane, improntati della forma provenzale. Si noti la differenza. La Lombardia più vicina alla Francia e con un dialetto semi francese, si assimila così fattamente la poesia occitanica e nordica da avere una copiosa letteratura in quelle lingue ch'essa considera quasi sue, dalle quali passa poi all'uso dei suoi dialetti, con isforzo, e non avendo coraggio di adoperarli dapprima che in umili argomenti. La Sicilia, sente più differenza tra il suo volgare e quelli di Francia: quindi non ha poeti che cantino n quelle lingue; quindi la sua musa tace mentre le città lombarde risuonano dei canti dei trovatori italiani. Ma intanto anche là quei suoni penetrano nel popolo, si diffondono, si allargano, sono intesi e gustati: ed in breve noi avremo la poesia siculo-provenzale, divisa in due rami, popolare e cortigiana. A che tempo si può far risalire la sua apparizione? Sarà forse possibile dar risposta a questa domanda per la poesia della corte, per l'altra no. Noi dobbiamo stare contenti ad esaminare quelle tra codeste poesie che sfuggendo alla dimenticanza sieno arrivate sino a noi, non per considerarle come le prime che siensi prodotte, ma per indurre da esse l'esistenza delle altre. Per quanto popolare sia un cauto, pure dal momento ch'esso viene posto in iscrittura, presuppone altri canti anteriori : precisamente come la parola dell'adolescente suppone il vagito infantile. Nell'opera dell'arte si può cogliere il primo momento in cui essa si produce: come coglierlo nell'opera della natura? Come portare lo sguardo scrutatore della critica in quel lavoro quasi inconsciente dello spirito umano? E si avverta che, parlando noi qui di poesia popolare, 11011 ntendiamo già quella che uscì veramente dalla ispirazione e dal cuore del popolo, neha prima ed ardente espansione della sua giovinezza. Di quella noi possiamo oggi l'accogliere l'eco, non altro. La poesia popolare di cui parliamo deriva da quella prima sorgente, ma è già qualche cosa di meno spontaneo, di meno primitivo, di xneno popolare, nello stretto significato della parola: c' entra già un principio d'arte, la quale però si svolge « in un giro d'idee e di sentimenti derivati o ispirati dalla natura paesana e dalla vita reale » (1). Il momento storico adunque nel quale noi
   (1) Carducci, Angelo Poliziano, CXXI.