letteratura dialettale isella bassa italia. 125
quelle manifestazioni letterarie. A misura che i popoli dell'Italia settentrionale andavano acquistando coscienza di sè, uscendo dalle tenebre dell'alto medioevo; a misura che le loro istituzioni, i loro costumi, le loro leggi, la loro vita politica e sociale prendevano ordine e forma, anche i vernacoli tenevano dietro a quel movimento.
La parola è il pensiero ; e quando il pensiero italiano potè affermarsi e avere coscienza di sè, allora anche i dialetti poterono diventare letteratura, o sia opera d'arte. Ma per una legge universale e congenita alle favelle, uno di questi dialetti doveva prevalere sugli altri: doveva esser scelto per modello, e quindi ingentilirsi, forbirsi, prendere forme più stabili ed armoniche ; e improntare della sua effigie tutte le scritture. Questo dialetto per l'alta Italia, fu il veneto (1). Perchè'? Colla sola inlluenza esercitata dalla Repubblica, il fatto non sembra spiegabile. Dobbiamo noi supporre, come crede il signor Grion (2), oltre il vivissimo commercio, un'abbondante ed efficace letteratura che non si saprebbe dimostrare a sufficenza? Noi per vero ne dubitiamo, credendo poco a queste letterature affatto scomparse. Piuttosto ci sembrerebbe congettura non affatto improbabile questa. Fra tutti i dialetti dell'alta Italia, il veneto ci par quello che più si avvicinasse foneticamente, ed anche in parte, morfologicamente, al latino. La stessa ragione quindi che contribuì più tardi a far scegliere come lingua della nazione il dialetto toscano, potrebbe avere determinato la prevalenza letteraria del dialatto veneto sugli altri della valle del Po. Sentendosi il bisogno di nobilitare, scrivendolo, il patrio vernacolo, di scrivere a parola finita, ogni dialetto speciale trovò nel veneto quello d cui andava in cerca, e pur conservando molto del proprio, e assimilandosi insieme certe forme provenzali e francesi, soggiacque alla sua influenza.
Ne del resto dovè essere a questo fatto straniera la parte presa dalla Repubblica di. San Marco agli avvenimenti lombardi del secolo XII. Come è certo che, sebbene lino ad ora ignorate, l'esistenza di scritture in vernacolo, fino dai primi del XIII secolo, non può mettersi in dubbio se già da tempi tanto più antichi appariscono vestigi di quel dialetto; se nel 1223 si ha una stima di case e terre affatto volgare (3) ; se nel 1226 il doge Pietro Ziani ordinava che fosse esposta in volgare una sua lettera (4); se nel 1244 si ha il documento volgare riferito dal Roroanin (5) ; se nel 1260 si scrivevano in volgare le Mariegole (6) ; se in volgare dettavasi il Capitolar deli camarlengi del Comuno nel 1262 (7) ; se alla fine del secolo Fra
(1) Il critico del Crepuscolo così scrive: « Chi voglia cercare gli esempi di quei dimando , vezando, abiando che sì frequenti s'incontrano nelle poesie ora date in luce , deve ricorrere alle scritture venete, in cui queste forme appajono già prima del secolo XIII, e si vedono protrarsi eziandio fin oltre il cinquecento. Così tutte quelle corruzioni o quelle leziosaggini, che non sono della pronunzia locale, si modellano sui suoni del dialetto ve-aeto. Frequentissime sono le terminazioni delle parole tronche in ao e in eo, e le contrazioni proprie del veneto, e perfino quel suono molle gl, che alla guisa dei veneti si irova scritto Ig in più d'un luogo. Laonde non può mettersi in dubbio che quei poeti credessero illegiadrire e sollevare a dignità di scrittura il particolar loro dialetto, scegliendone le voci più proprie e comuni al dialetto veneto.... »
(2) Prefazione al Pozzo di San Patrizio, Bologna, 1870, pag. 13.
(3) Cecchetti, Primor. della lingua e del dialetto in Venezia, negli Atti Ist.it. Ven., XV, III.
(4) Ivi.
(5) Star. Docum., Ili, 399.
(6) Cecohetti, op. cit.
(7) Ivi.