letteratura dialettale isella bassa italia. 117
La mesa fo si sancta e verax, Ke li bastòn devene cera;
Per co ge dixe li plusor k'el era (1) Sancta Maria candellera.
Noi 11011 seguiremo passo a passo questa 'storia rimata di Bescapè: contenti di porla tra i più antichi monumenti dialettali della letteratura italiana: rozza nelle torme, poverissima d'invenzione, ma che pure « in mezzo alla sua pedestre umiltà lascia intravedere il barlume di una fantasia capace di elevarsi. » Ed a noi invero sembrano più importanti e preziosi questi ingenui e quasi vorremmo dire fanciulleschi prodotti di una letteratura nascente, che non gli studiati e lambiccati concetti h una scuola della quale dovremo discorrere tra poco. Qui parla la natura, come ià parlerà l'artifizio; qui abbiamo una ruvida originalità, là avremo una copia, e sia pure men ruvida; qui ci si presenta l'opera di uno spirito incolto che crea una forma sua propria, la quale esce tutta da lui stesso ; mentre là, impedita ogni spontaneità al cuore e alla fantasia, si condannerà l'arte fin dal primo suo nascere alla più sterile notazione. Troppo poco fin qui si è tenuto conto tra noi di queste umili e popolari origini della letteratura : il -fasto cortigiano ha fatto dimenticare il povero verso 'Ile suonava dalla chiesa e dalla piazza: alla azzimata poesia della corte non sono mancati omaggi, adulazioni' ed incensi; al rozzo e libero verso del popolo si è ricusato perfino l'ingresso nel tempio della letteratura nazionale. Eppure quel verso non cantò già solamente, monotono ed uniforme, Dio, la Madonna ed i Santi ; ma si aggirò ben anche in mezzo alla civile società, e prese parte ai piaceri della vita, ed insegnò la cortesia, e perpetuò le memorie della patria: religioso, borghese, patriottico, popolare sempre.
Bonvesin da Riva, dell'Ordine di quegli Umiliati (2),la cui storia si collega così strettamente con quella di una delle più floride industrie italiane del medioevo, tenne •nell'Ordine stesso luogo eminente (3). Dotto in grammatica, autore di varie opere (4),
(1) Nell'ediz. Biondelli delera, che l'editore propone di correggere o'el'era. A noi parrebbe che dovesse leggersi piuttosto k' el era. — Scambiare un d con un fenon è difficile.
(2) Cf. Argelati, Bibliot. Script. Med., II, I. — Tiraboschi, Vetera Eumiliatorum Mo-nutn. I, 297.
(3) Tiraboschi, op. cit., 298.
(4) Scrisse: De discipidorum preceptorumque moribus, seu Vita Scolastica. — Chro-nicon de Magaalibus Urbis Mediolanensis. — Mensura et Status Mediolanensis Urbis an. MCCLXXXVII. — Gli fu attribuita anche una Eistoria Ordinis Eumiliatorum (Saxius, Sist. Tip. Mediol., CCLI) ; ma intorno a ciò cf. Tiraboschi, op. cit., 303. Della Vita Scolastica fu pubblicato un estratto da Bekker (Bericht u. d. zur Bekannt. geeign. Werhandl. d. E. Py^euss. Akad. d. Wissensch. ztt Berlin, 1851, pag. 450). — Curioso libro, dove tra gli altri precetti (claves sapientiae) ce n'è uno de Sodomitico vitio abhorrendo: segno che non sempre aborri vasi. — Ecco alcuni versi per saggio del poetare latino del buon milanese.....Ad iuga doctrinae qui se vult dedere recte
In formam servi flectere colla paret .... Ne sis arrogans, ceu clericus il le superbus, Mens erat omnino cuius in tergo tumens. Post mortem proprio comparuit ille magistro, Tartara cui fastu se subiisse tulit. Doctoris palman sudoris gutta foravit, Discipulum testans igne perire gravi ....