,,2 CAPITOLO TERZO.
ronese (1). Tanto più che un lavoro di più lunga lena richiama la nostra attenzione, facendoci passare da Verona a Milano: il poemetto di Pietro da Barsecapè o Be-scapè (2). Fu già dubitato, e ci sembra non senza ragione, se esso abbia da considerarsi come tutto un lavoro, o piuttosto come un accozzo di lavori diversi insieme collegati (3). E per vero duemila versi son molti, e strano può parere il cambiamento di metro; nè forse sarebbe difficile trovare alcuni quasi scucimenti tra parte e parte. Lo stesso Bescapè potrebbe avere fatta allusione a ciò, dicendo che già furonvi
......pluxor ditaori
Ki àn dito de beli sermoni;
ed in altro luogo che
In sto libro molto bon ......si à pluxor sermou.
Checché sia di ciò, il poema del lombardo, anteriore al 12G4, è una storia rimata del Vecchio e del Nuovo Testamento: ed è notevole, come altri osservò (4), in tanta rozzezza di coltura vedere la mente di un povero giullare elevarsi colla scorta delle sacre carte a tessere la palingenesi dell'umanità, narrando la creazione dell'uomo, e dalla sua caduta seguendolo passo passo fino alla fine del mondo ed al giudizio finale; sollèrmandosi, quasi come in episodio del suo lavoro, a lamentare il fasto oppressore de' ricchi, i quali non hanno cura che
De fare le grande caxe con li richi solari, Fe' grosse torre e alte, depengie e ben merlae; D'aver calce de saia et esser ben vestio, ¦ D'aver riclie vigilie ke facan lo bon vino, Bosco da legnie, lo molin e po lo forno; Vasà lu voi asai ki ge stiàn de torno. Ora se sta superbo e molto iniquitoso, Nessun li vaga preso, ke l'è fato rabioso; Sete ancelle el à, e ciascuna el amortosa (5), De so aver le pasce, con quele se demora.
Queste sette ancelle sono i sette peccati mortali; e nel discorrere di essi, esce qualche volta l'autore in pensieri ed in pitture vivaci.
Egli quindi si fa strada a narrare la vita e la passione di Cristo, seguendo il Vangelo, ma aggiungendo pure di suo qualche cosa, come là dove narra che la Vergine uscita di parto andò in chiesa ad ascoltare la messa, cantata da San Simeone; e
(1) Oltre le citate si hanno:
Del Giudizio Universale — Della Caducità della Vita Umana —Lodi della Vergine — Preghiere. — Il prof. Mussafia non è lontano dall'ammettere che di tutte possa ritenersi autore Fra Giacomino.
(2) Fu pubblicato per la prima volta dal signor Biondelli nelle Poesie Lombarde inedite del secolo XIII, Milano, Bernardoni, 185G: e quindi ripubblicato negli Studi Linguistici Milano, Bernardoni, 1856.
(3) Ved. Poesie Lombarde inedite del secolo XIII, nel Crepuscolo, 1856, n. 21.
(4) Lo scrittore anonimo dei due articoli del Crepuscolo.
(5). Questa parola dice il Biondelli, sembra che sia stata alterata dalla negligenza del copista. — Potrebbe supporsi che si dovesse leggere amorosa, da un verbo amorosare, che la parola morosa farebbe creder possibile? La rima non c'ò; ma non c è neppure tra solari e merlae, cura e dolie, amiga e divina.