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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

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a cura di Federico Adamoli

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   LETTERATURA DIALETTALE NELL'ALTA ITALIA.
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   civitate infernali: due descrizioni del paradiso e dell'inferno, di quelle che tanto piacquero al medioevo. Sono canti schiettamente popolari, destinati 'ad essere recitati al popolo. A quel popolo istesso che tanto si piaceva delle storie romanzesche, e che pendeva dalle labbra dei troveri, a quel popolo che aveva forse palpitato al racconto delle scelleraggini di Macaire e delle sventure di Blanciflor, un altro giullare cantava i dolori della Passione, avvertendolo che queste no č parole de fiabe ne de eancon; o i terrori dell'Inferno, gridandogli, queste no č fable ne diti de buffoni; quasi per chiamare pił gente intorno a sč, per destare maggiore mteresse, per allontanare dai canti profani le moltitudini ; rivalitą gią vecchia tra, ecclesiastici e laici (1). I primi dei quali costretti finalmente ad usare le forme dell'arte volgare, mutando soggetto, riprodussero i canti de'giullari; ed č in veritą singolare udire per esempio da questo francescano veronese ch'egli farą una descrizione molto pił compiuta del paradiso che non sia nell'Apocalisse di San Giovanni, perchč
   . . . . el no fo mai poeta nč om de si gran seno Ke le poese dir .nč per arte comprehendro.
   Si lottava, come bene osserva l'Ozanam, coi troveri delle canzoni di gesta: ognuno chiamava quanta pił gente potesse al proprio spettacolo, usando de' medesimi accorgimenti, parlando ugualmente alla immaginazione, mescolando il tragico al comico, annunziando cose strepitose, fino a dire che si narrerą delle bellezze del paradiso molto meglio che non ne narrasse San Giovanni. Si usavano gli stessi metri ; dagli uni e dagli altri si citano le fonti : invece di Turpino, la seri-tura, lo testo e la glosa. La Gerusalemme celeste di Fra Giacomino č presso a poco la Gerusalemme dell'Apocalisse: le pietre preziose, le porte di margherite, i merli di cristallo, i corridoi d'oro, dove sta a guardia un cherubino, colla solita spada di fuoco in mano, il quale non lascia entrare, nč mosche, nč tafani, nč bisce, nč serpenti, nč persone losche o attrapite:
   Lo qual no ge lassa de lą nuja cent Yegnir, tavan ne mosca nč bixa nč serpent., Nč losco nč asirao nč alcuna altra cent, Ke a quella citą pos'esro nocument.
   Strana cosa per vero, che detta d'estate quando le mosche imperversano, avrą fatto łen ridere gli estatici ascoltatori, ma non certo quelli rattrappiti o loschi che si fossero trovati dentro la folla.
   Pił originale la descrizione dell'Inferno; pił viva, pił forte: non priva di bellezze, nella loro terribilitą, ora spaventose ora comiche. Impossibile in alcuni luoghi
   Audi, bona cent, questa mia raxon
   Cun lo core e cun la mente e cun la entencion,
   Le quale no č parole de fiabe ne de cancon,
   Ance de Jesł Cristo la verasia pasion,
   Trata de vangeli e de libri c de sermon.
   Vecando la cente aver perdicion,
   Si veno de celo en terra per dargne salvacion;
   A li justi dar gracia, a li peccaor perdon, ecc.
   (1) Ozanam, Docum inéd., 47, 48. — Anche Bescapé : Questo sermon, non č miqa da Buffon; e i lombardi chiamavano appunto buffoni i giullari di Provenza, come sappiamo da Giraldo di Riquier, che scriveva nel 1275.
   Cartoli Letteratura italiana. 15