,,2 CAPITOLO TERZO.
M che mostra diffuse in Italia certe tradizioni poetiche relative a Carlomagno (1), ed arrivando fino al decreto dei magistrati di Bologna del 1288.
Noi dunque riterremo che nel corso dei primi cinquant anni del secolo XIII, si cantassero quei poemi che diremo col Le Clerc scritti dans un francais presque
ilalien (2). . ,
Intanto però anche i dialetti indigeni dell'Italia fanno il loro cammino; e se
essi si urtano nel francese quando tentano di elevarsi alla canzone epica, m modo da esserne sopraffatti, ciò non accade per altre composizioni. Mentre si canta di Oliviero e di Rolando, cantasi pure della passione di Cristo, de Santi, della Madonna, della caducità della vita umana, del vecchio e del nuovo Testamento, de miracoli che annulleranno il di del giudizio; e per questi argomenti pu parrebbe profanazione usare la lingua dei canti romanzeschi. I vernacoli che hanno servito già ad esprimere le cose più domestiche della vita, e che non sono ancora usciti dall umile casolare paesano, faranno la loro comparsa nel mondo, e per farla si vestiranno ir una focaia nuova, uniforme, più pulita, più linda, si presteranno mutuamente aiuto, si stenderanno quasi la mano a vicenda; Venezia, Verona, Bergamo, Milano, Modena Genova Bologna, avranno una letteratura dialettale uniforme. Questa specie d idioma letterario scrive il professore Mussafia (3), sebbene in certe parti tenesse or dell ìnr or dell'altro dialetto, secondo la patria dello scrittore aveva però molti caratteri comuni Era un parlare non privo di cultura, con non poche reminiscenze latine c >h *ran numero di quelle eleganze che non erano, nè toscane, nè provenzali, ne francesi esclusivamente, ma. proprie di tutti gli idiomi neolatini che nel medio evo pervennero a letterario sviluppo. .
Nessuna storia della letteratura italiana tien conto di questo fatto importajit nessuna anzi, che noi sappiamo, degna pure di ricordarlo. Quelle Poverepleke nate di popolo e destinate al popolo, morirono dimenticate; mentre intanto aire poesie simili a loro come poesie dialettali, ma che uscivano da una corte, • i-rano anch'oggi ad essere considerate da molti come il principio della letteratur: nazionale. Doppio errore e doppia ingiustizia. E tanto più grande ingiustizia 3e s pensi che intorno ad una poesia popolare della Sicilia, si sono affaticati con l ingii studi e forse troppo lunghi commenti i nostri eruditi, mentre invece bara primo il Carducci ad inserire il Lamento della sposa padovana in una raccolta di poesie i -liane, che speriamo esca presto alla luce; e mentre Bonvesin da Riva aspetta sempr (e dovrà forsé aspettarlo per molto) un editore italiano.
Questo movimento letterario dell'Italia settentrionale nel secolo XIII mei ' invece molta attenzione. Importantissimo rispetto alla lingua es^Jion appaflh meno importante rispetto alla letteratura, e specialmente alla letteratura popolare cosi poco studiata fin qui ; e mostrerà al tempo stesso una contempoMie fa di sforzi al settentrione come al mezzogiorno, al mezzogiorno come al centr d'Italia, per dar forma ai rispettivi dialetti; spiegando cosi certi fatti che liann avuto per molto tempo spiegazioni tutt'ialtro che ragionevoli.
L'Ozanam fece già conoscere le poesie di Fra Giacomino da Verona (4) npul blicate poi con correzioni dal Mussafia (5): De Jerusalem celesti e De BaUlomc
(1) Paris, Hist. p. de Charl. _ __
(2) De la Litter. Frane, en Europe, nella Hist. Litter., vXIV, oii
(3) Monumenti Antichi di Dialetti Italiani, Vienna, 1864, pag. 7.
(4) Documenta inédits pour servir à l'histoire littéraire de Z'/^ùc Paris l^ .
5 Monum. Ant. - Sono contenute in un Cod. della Biblioteca di San Marco (XIti Rai dove stanno pure altre poesie in dialetto, di cui Mussafia dà 1 elen >. Tra e altre sembra importante una Narrazione della Passione in versi che arieggiano gli Ale^an drini, e dove si ha la Tirade monorime o laisse dell'antica poesia francese :