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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

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a cura di Federico Adamoli

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   J()8
   CAPITOLO SECONDO.
   La Donna Genovese.
   Jujar, no serò con tego Poi cossi te cai de mi : Mèi valrà, per San Marti Se andai a Ser Opeti (1), Che v' darà fors un ronci, Car sì Jujar (2).
   Da Genova proseguì Rambaldo il suo viaggio per la Lombardia, dove forse errò qualche tempo, povero e dispregiato, di castello in castello, cercando fortuna (3); finché non giunse alla corte di Monferrato. Quivi lo attendeva il favore del ricco e potente Bonifazio (4), e l'amore della sua leggiadra sorella Beatrice. Potrebbe fornire argomento a lungo e singolare racconto questo amore del poeta per la bella castellana, eh' egli cantò sotto il nome di Dhels cavaliers, avendola un giorno furtivamente veduta esercitarsi colle armi del fratello, dimenticate nelle sue stanze. Il povero trovatore non osava sperare corrispondenza dalla nobile dama, la quale dovè colla propria sua bocca incoraggiarlo a dichiararle il suo amore (5); e da quel giorno cominciò un legame che non rimase, certo, ne' limiti cavallereschi, se deve credersi al racconto che ci vien fatto dal biografo provenzale, che Bonifazio sorprendesse i due amanti addormentati insieme, e si contentasse di coprirli col suo mantello senza pur risvegliarli (6). Abbellimenti, forse, di un fatto vero nella sostanza al quale si diede il colorito che i tempi volevano.
   (1) Questo Messer Opetino od Obizzino, a cui pel suo meglio la donna indirizza Rambaldo, se non fu Opecino III Malaspina autore dei Marchesi dallo Spino fiorito, sarà stato certo un noto protettore dei giullari. — Galvani, op. cit.
   (2) Su questa poesia e sull'altra Descort, cf. Sainte-Palaye, Rémarques sur la langue Francaise, etc., nelle Mém. des Inscript. et Bell. Leti., XXIV, 671.
   (3) Vedi indietro i versi di Alberto Malaspina, a pag. 49.
   (4) « Si se fetz joglar... e vene s' en a Monferrat a Meser lo marques Bonifaci, et estet en sa cort Ione temps... e quan lo marques passet en Romania, et el lo menet ab si, et fets lo cavallier, e donet li gran terra e gran renda el regesme de Salonich. » Raynouard» Choix, II, 161.
   (5) « Et a vos don coselh que a la domna que amas digatz vostre cor e la voluntatz que vos li avetz; e pregatz la que vos prenda per son cavayer. Que vos etz tals que non a dona al mon que per cavayer e per servidor no us degues retener; que ma don'Azalais comtessa de Saluza sofri Peire Vidal; e la comtessa de Burlatz, Arnaut de Maruelh, e ma dona Maria, Gausselm Faiditz; e la dona de Marselha, Folquet. Per qu' ieu vos du consed et austorgui que vos, per la mia paraula e per la mia segurtat, la pregues e 1' enqueiras d'amor. s> Raynouard, Choix, V, 417-18.
   (6) « Et esdevenc si que la domna se colquet dormir ab el; e '1 marques, que tant l'amava, atrobet los dormen e fos iratz: e com savis hom no 'ls volc tocar. E pres son mantfel e cobri los ne; e pres cel d' EN Raimbaut, et anet s' en ». — Questo racconto ricorda quello del bon roi Robert', il quale «un matin quitta son lit de très bonne heure, pour assister aui laudes dans 1' église de Saint-Denis, et traversant seul les appartements de son io^is, il apercut deux personnes de sexe différent, dans un coin, commettant une oeuvre illicite. Robert plaignit leur fragilité, óta de son cou une fourrure très précieuse, et, il' un c eur compatissant, la jeta sur les pécheurs, afin qu'on ne les reconnùt pas; puisilentia dans la basiliquo, et implora pour eux le Dieu tout-puissant. » — Martin, Hist. de France, III.