J()8 CAPITOLO SECONDO.
Della verità di questo fatto non sembra dunque che si possa dubitare (1). L'avventura narrata da Benvenuto da Imola può essere e non essere vera, forse era la versione popolare di un fatto accaduto nel segreto del castello feudale: ma quale essa è, ci è pur sempre confermata dal fatto che Sordello fu amato da Cunizza, e che esso era nella intimità di quei potenti e iìeri signori. Ma, come, si dice, codesto Sordello, rapitore di donne, poeta di amore, che corre dietro a cento avventure, che è costretto a guardarsi dai fratelli e dagli amanti delle donne ch'egli ha sedotte, come può essere t'altera e disdegnosa anima lombarda dell'Alighieri? Quel est donc ici ce Sordello, fier e superbe, semblable à un lion qui se repose, ce Sordello qui. en era-brassant Yirgile, donne lieu à cette subite explosion des sentiments patriotiques du Dante? Est-ce un chantre de la galanterie et des amours? Così domanda Emeric. David (2); e risponde, che il Sordello della Divina Commedia è 1 vecchio podestà di Mantova, non il trovatore; e gli pare che questa sua opinione sia confermata dai versi :
0 gloria de' Latin, disse, per cui Mostrò ciò che potea la lingua nostra, 0 pregio eterno del loco ond' io fui,
Qual merito o qual grazia mi ti mostra?
In questa ammirazione, egli dice, in questo amore per la lingua latina, noi vediamo sempre il podestà, scrittore latino, ma non vediamo il trovatore.
Tale obiezione per vero non ci par giusta: un trovatore italiano doveva dunque avere dimenticate tutte le tradizioni italiane, per non amare Virgilio, la sua poesia, la sua lingua ? E se anche questo fosse, poteva il cittadino di Mantova dimenticare il grande poeta che aveva immortalatala sua patria? Più grave difficoltà è l'altra, che Dante abbia dello scostumato poeta fatto tale pittura così diversa dalla verità. Ma non ha forse il medesimo Dante posto più su di Sordello, la sua amante Cunizza? Quella Cunizza che ebbe tanti mariti e tanti amanti, e di cui un commentatore antico dice spiattellatamente ch'ella fu magna meretrix (3), non siede forse pura e beata nel paradiso dantesco? Ma ella era la sorella del più fiero nemico degli odiali Guelfi; e su quelle labbra stavano bene le parole che Dante vi pone. E di Sordello conosciamo noi forse la vita per poter dire che quello che Dante ne scrive non gli si addica? È vero, egli cantò di amore, e corse mille avventure: erano i tempi da ciò. Ma intanto noi abbiamo quel de ipsius familia di Rolandino, che potrebbe anche farcelo credere legato di parentela ai Da Romano; ed abbiamo Benvenuto che ce lo dice nobilis et prudens miles; ed un biografo provenzale, gentil cattano ; abbiamo Dante stesso che ce lo predica tantus eloquentiae vir (4).
(1) È pur questa l'opinione di Fauriel (Sordello, in Dante et les orig., I):
Deux choses sont à peu près egalement certaines: l'une que l'enlevement eut lieu l'autre que Sordello y coopéra d'une manière tres-active. Les documents de tout genre at-testent de concert ces deux circonstances ; mais il y a un point important pour Phonneur de Sordello, sur lequel il reste du doute et du mystére. Sordello avait-il en cette occasion agi à l'instigation d'Ezzelino, et s'était-il concerté avec lui? En ce cas il avait trahi le comte de Saint-Boniface, son protecteur et son patron , . . .
(2) Hist. Litter. de la Frante, XXI, 452.
(3) Blanc, Vocab. Dantesco.
(4) Non troppo chiare per certo sono le parole del Volgare Eloquio, dove è nominato Sordello (I, 15) : «... . forse non hanno avuta mala opinione coloro che affermano che i Bolognesi con molta bella loquela ragionano; conciò sia che dagli Imolesi. Ferraresi e Modenesi qualche cosa al loro proprio parlare aggiungano ; chè tutti, si come avemo mostrato, pigliano dai loro vicini, come Sordello dimostra de la sua Mantova, che con Cremona ,