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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO SECONDO.
   Gaucelm Faiditz, nostra t.ensos An' a la comtessa, qu' es pros, D'Engolesme, qu' en sabra dir Lo ben e '1 mal, e '1 miels chausir.
   Alberta, be rn piai que la razos An' a lieis qu' os valens e pros, Mas nostra terra fai delir, Car non voi de Fransa venir.
   Questa tenzone sembra composta fra il 1194 e il 1195. La contessa di Angou-léme, di cui si parla in fine, era Matilde moglie di Ugo il Bruno di Lusignano. Emeric David suppone che sia stata composta quando Faidit era alla corte di Monferrato, o forse (come egli dice) a Luni, presso Alberto (1). Ma questa ultima supposizione, invero, è fuori di ogni ragione, poiché a Luni non vi fu mai un castello Mala-spina (2). Il signor Galvani crede che i due trovatori possano invece essersi incontrati od a Clavasio (odierno Chivasso), od a Montevico, residenze più usuali dei Marchesi di Monferrato (3).
   Un'altra graziosa poesia di Alberto Marchese è un dialogo tra lui e la sua donna (4):
   — Dona a vos me coman,
   C' anc res mai non amei tan.
   — Amicx, be vos die e us man Qu' ieu farai vostre coman.
   — Dona trop mi vai tarzan.
   — Amicx, ja no y auretz dan.
   (1) Hist. litt. de la Franco, XVII, 525.
   (2) Cf. Gerini, Mem. stor. della Lunigiana.
   (3) Op. cit., 57.
   (4) Raynouard, Choioc, III, 163. Non ci sembra inutile darò la traduzione di questa, come della precedente poesia, fatta dal signor Galvani (Novellino provenzale, 106-y):
   0 Gaucelmo Faidito, io vi domando Quale vi paja pur che sia maggiore 0 il dolce bene o il fiero mal d'amore? Ditene vostro sonno a me cantando. Chè il bene è tanto caro e saporoso, E il male è tanto duro e angoscioso, Che quinci e quindi avrete a rinvenire Ragioni, se vorrete a dritto dire.
   Alberto, il male è tanto abbominando, Ed il ben è di così fin savore, Che trovereste a stento un amadore Che andasse sulla scelta dubitando. Però vi dico che il bene amoroso Del male è a doppio grande e poderoso, Sol che l'uomo son sappia in ben servire Coll'amar, col celare e col soffrire