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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

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a cura di Federico Adamoli

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   FATTI CHE APP VRECUIIIARONO LE PRIME MANIFESTAZIONI, ECC. 39
   tacessero abbiamo testimonianze non poche. Il Malaterra de'Normanni scrivo: « elo-quentiae studiis inserviens in tantum ut etiain ipsos pueros quasi rethores attendas. » Che Guglielmo stesso amasse le lettere ci è detto dalle parole non sospette di Pietro di Blois (1). Alla sua corte on ccintoit et sons et lais (2). Di lui, posto da Dante tra i più nobili e virtuosi re (3), così annota Jacopo Della Lana, seguito poi quasi letteralmente da Francesco da Buti e dall'Ottimo:
   «Questo fu lo re Guglielmo di Cicilia, lo quale era re per successione; rimase di esso solo una figliuola la quale fue mogliera di Enrico quinto, e però succedette po' lo reame allo re Manfredo. Questo re Guglielmo fue uno uomo giusto e ragio-nevile, e amava li suoi sudditi di dilettazione regale, la quale fae differenzia dalla iniqua volontà tirannica, e teneali in tanto trastullo, pace e diletto, che si potea estimare uno paradiso terrestre. Costui era libéralissimo, non era cavalieri nè d'altra condizione uomo che fosse in sua corte o che passasse per quella contrada, che da lui non fosse provveduto, ed era lo dono proporzionato a sua vertude; ben tenea elli questa regola entro li uomini di corte in sua corte, incontanente era cogno-sciuto per quelli, che sopra ciò erano posti, e incontanente li era donato roba e altri doni perchè avesse cagione di partirsi ; se erano tanto conoscenti si si partivano: se non, cortesemente li era dato commiato; e s'ello venia uno virtudioso e curiale, a questo era similmente donato, ma continuo lo teneano in speranza di maggior dono, e con cotali genti erano si legati che raro si partiano ; per la quale regola in essa corte si trovava d'ogni perfezione gente : quivi erano li buoni dicitori in rima d'ogni condizione, quivi erano li eccellentissimi cantatori, quivi erano persone l'ogli solazzo, che si può pensare virtudioso e onesto, in questa corte era tanta pace, tanta tranquillità, che li abitanti e sudditi notavano in allegrezza» (4).
   (1) Egli scrive ad Offamill: «Nam cum rex vester bene litteras noverit, rex noster (Enrico II di Inghilterra) longe litteratior est. Ego autem in litterali scientia facultates utriusque cognovi. Scitis quod dominus rex Siciliae per annum discipulus meus fuit,et qui a vobis versìncatoriae atque litteratoriae artis primitias habuerat, per industriam et sol-licitudinem meam benetìcium scientiae plenioris obtinuit. »
   (2) Cf. Emiliani Giudici, Storia della Lett. Ital. I, 61.
   (3) E quel che vedi nell'arco declivo, Guglielmo fu, cui quella terra plora Che piange Carlo e Federigo vivo.
   Ora conosce come s'innamora Lo ciel del giusto rege; ed al sembiante Del suo fulgóre il fa vedere ancora.
   Paradiso, C. XX, v. 61.
   (4) Ci sia concesso riferire qui il compianto ritmico composto in morte del re Buono da Riccardo di San Germano, e già pubblicato dal signor Galvani :
   Piange planctu nimio, Sicilia. Calabriae regio, Pulia, Térraque laboris Vocem intonet moeroris; Personet haec nostris oris, Suspendatur organum
   Omnis oris. Rex noster amabilis, Virtude laudabilis Aevo memorabilis Guilielmus, decessiti Mors crudelis hunc oppre3sit.