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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO SECONDO.
   Ecco questa cara e nobile figura di Guglielmo II. Btdlo, gentile, buono veramente come la storia lo chiama, cresciuto in mezzo alla sapienza araba, tollerante di ogni credenza (1), amante degli studi, egli dà alla Sicilia diciassette anni di pace, di prosperità, di potenza. Fiorente l'agricoltura, lieti e popolosi i villaggi; le palme, le cannamele, gli ulivi, le viti lussureggianti; un sorriso di cielo su quella terra bellissima; ed intenti gli uomini a migliorarne ogni giorno le sorti. Le manifatture per le sete in ispecie e per gli arredi di ornamento e di lusso prosperavano negli opifici di Palermo e Messina. Le Crociate, i diuturni passaggi degli Occidentali in Levante offerivano occasione continua di commerci e di cambi. Le navi dell'Isola e quelle delle mercantili nazioni di allora empivano i porti. In Messina ed in Trapani, case di Ospedalieri e Templari, ad accogliere e albergare i pellegrini e i guerrieri che recavansi in Palestina ed in Siria. Nelle marittime città principali, fondachi banchi, fattorie di Amalfitani, Veneziani. Genovesi, Pisani (2). Le colonie lombarde sparse per l'isola. Dappertutto l'operosità, la ricchezza, la pace; e a lato di esse, le arti del bello, che lasciavano di sè memorabili monumenti. Non ci sembri inutile dare uno sguardo a quella bellissima Palermo, di cui Beniamino da Tudela diceva: « nullum aedificiorum exemplurn hujus urbis aedificiis par spectatur; » e che Ibn-Giobair chiamava, città antica ed ornata, magnifica e piacevole, città sorprendente, costruita sullo stile di Cordova. Già, sotto il grande Ruggero, tra cento altri monumenti, era sorta la chiesa della Martorana, e quella Cappella Palatina, dove fu prodigato, dice il Selvatico, tutto quanto l'arte del dodicesimo secolo potè inventare di maraviglioso: musaici brillantissimi, pitture, marmi preziosi, dorature, tarsie. Regnando il buon Guglielmo si innalzò quella famosa cattedrale, miracolo di magnificenza e di eleganza, ai quattro lati della quale torreggiano ancora quattro campanili che colla sveltezza loro ricordano gli arabi minareti; ed arabi si manifestano gli archi acuti incrociantisi, che accerchiano le due absidi minori, come la centrale; araba la maschia cornice, coronata da merli ondeggianti; arabi i fregi, che vestono la superiore muraglia e chiudono le finestre de' campami. (3).
   Ibn Giobair (4) ci parla degli atrii, delle porte, delle spianate, degli anfiteatri a gradini, ch'egli vide e che tanto lo meravigliarono; della sala che gli dissero servire al pranzo del re, cinta da portici, ammirabile per grandezza e bellezza, Bei palagi come castelli, con torrette slanciantisi in aria a perdita d'occhio, delle ville situate intorno alla citta, come collana che adorni il collo di vezzosa fanciulla. Ugo Falcando ci descrive la città stessa, divisa in tre parti, e contenente come tre città distinte, e rimane stupito davanti a tanta grandiosità e leggiadria, davanti alle mille fontane, agli alberi sempre verdeggianti, agli acquedotti bellissimi Nè mancava la scienza, in mezzo a tanto splendore di arti. Romualdo Salernitano, il Protonotario d'Ajello, il Falcando, Guglielmo di Blois, 1'Offamill, vissero tutti alla corte di Guglielmo; sotto il suo regno fiorì la Scuola Salernitana; e ai dotti Arabi egli fu largo di favori regali.
   Potevano forse in tale città, a una tal corte tacere le lettere? (5). E che non
   (1) Entrando un giorno in una sala del suo palazzo, dove donne e paggi mussulmani (atterriti dalle scosse spaventose del terremoto del 1170), invocavano Allà e il suo Profeta, sentì ch'essi ammutolivano alla sua presenza; onde egli rivolse loro queste parole: « Che preghi ognuno di voi quel Dio che adora; chi ha fede nel proprio Dio, sentirà la pace nel suo cuore. »
   (2) La Lumia, op. cit., pag. 184.
   (3) Selvatico, Storia delle Arti del Disegno, II, 237.
   (4) Viaggio in Sicilia sotto il regno di Guglielmo il Buono; presso La Lumia, op. cit.
   (5) Il Fauriel (Histoire de la Poésie Provengale, I, 2, 29), ricordando che Matilde, figlia di Raimondo Berengario andò sposa nel 1080 a Ruggero conte di Sicilia, dice: «Il ne serait pas ahsurde de supposer que les pays et les cours où s'etablirent les princesses que j' ai nommées, durent acquérir à cette occasion quelqne vagne connaissance de cette poésie provengale qui, un peu plus tard, devait y faire si grand bruit,»