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CAPITOLO PJtt.no.
Cosi leggev«i quando l'arco dell'aitar maggiore della Cattedrale di Ferrara fu demolito. Più anticamente, secondo che dice l'Affò (1), leggevasi invece:
Il mile cento trenta cinque nato Fo questo tempio a S. Gogio donato Da Glielmo ciptadin per so amore Et ne a fo l'opra Nicolao sculptore.
Ecco ora la famosa iscrizione doll'Ubaldini (2)
De favor isto
Graties refero Christo Factus in festo serenae Sanctae Marne Magdalenae Ipsa peculiariter adori A Deu per me peccatori Con lo meo cantare
Dallo vero vero narare Nullo ne diparto , Anno millesimo Christi salute centesimo Octuagesimo quarto Cacciato da veltri
A furore per quindi eltri Mugellani cespi un cervo Per li corni olio fermato Ubaldino genio aiticato Allo sacro imperio servo Uco piedi ad avaccarmi
Et con le mani agrapparmi Alli corni suoi d'un tracto Lo magno sir Fedrico Che scorgeo lo tralcico A corso lo sveno di racto Però mi feo don della Cornata fronte bella Et per le ramora degna Et vuole che la sia Della prosapia mia Gradiuta insegna. Lo meo padre è Ugicio E Guarento avo mio Già d'Ugicio già d'Azo Dello già Ubaldino Dello già Gotichino Dello già Lugonazo.
(1) Dizionario della Poesia volgare, pag. 30 e seg. L'Afìò sostiene con buone ragioui l'autenticità della iscrizione, e ne riporta i fac-simili. Sembra dubitarne il Muratori.
(2) Abbiamo riprodotto questa iscrizione quale la dà l'Affò (op. cit.), il quale ne reca il fac-simile, ma ne impugna l'autenticità. Modernamente il Fauriel ha accettate per vere tanto l'iscrizione di Ferrara che questa. Diez cita l'una e l'altra, senza discutere. Ci sia permesso un lamento. Se questi due documenti appartenessero alla stona della letteratura d'un altro popolo, avremmo intorno ad essi chi sa quanti lavori. Invece nessun italiano moderno.