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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO Vili. — GLI SCRITTORI D'AGRICOLTURA E D'ARTE CULINARIA 543
   (1) Vedi Varr. R. R. I, 1, 10;'17, 3; 38, 1; II, 1, 27; III, 2, 13; Plin. N. H. XV1I1, 5; Cic. de orat. 1, 58; Colum. I, 1, § 13.
   (2) V. Colum. XII, 4, § 2.
   (3) V. Colum. IX, 13, 8.
   Bibliografia.
   a) Codici.
   I codici dei libri varroniani Rerum rusticarum derivano da un archetipo solo, giacché tutti hanno una stossa lacuna al principio del libro secondo. Il Codeoo Harcianus menzionato noi § precedente è, come si disse, perduto; e non vi sono che mauoscr ti piuttosto recenti, e non immuni da molti guasti ed imperfezioni.
   b) Edizioni.
   Oltre le edizioni complessive degli scrittori agricoli, enumerate nel precedente §, noteremo delle edizioni a parte dell'opera di Yarrone la più volte replicata euiJone di Enrico Stefano {1569, 1573, 1581, 1585); ed in Italia la torinese della collazione Pompa» Sarebbe desiderabile una nuova edizione dell'opera.
   § 114. Giulio Koderatc Coìutaalla.
   Della vita di Columella quasi nulla sappiamo. Egli stesso afferma Catì ce essere stata sua patria, e aver soggiornato in Siria ed in Cilicia. Da una iscrizione taren-tìna, che secondo ogni verisiraiglianza non si riferisce che a lui, si 'ileva aver egli militato, ed esser propriamente stato tribunus militum della sesta legione ferrata, la quale fu appunto di guarnigione in Siria. Ebbe però ev dentemente a dimorai-non poco in Italia, e qui scrisse senz'altro quell'opera agricola che di lui abbiamo, ove parla di suoi fondi italiani, e in special modo dell'ardeatino e del ceretano. Quando precisamente egli nascesse e morisse non si sa; di certo scrisse dopo Celso e Gre-cino, e prima di Plinio il vecchio, che non di rado lo cita, benché non sempre per lodarlo.
   Columella scrisse un'opera De re rustica, dedicata a Publio Silvino, che pare fosse un suo vicino di fondo (nel Cerei-ano), in dodici libri. C'è pure un libro De arboribus che evidentemente doveva far parte d1 un altra opera agr ^ola, più breve di quella che c'è rimasta intera, e forse la prima redazione di essa. E se cotesta prima redazione era di quattro libri, allora si capirebbe perchè Cassiodoro (1) faccia ascendere, sommando forse i libri di entrambe le redazioni, a sedici i libri del De re rustica ; se pure, com'è probabilissimo, il numero che sì legge in Cassiodoro non è un mero errore, un lapsus calami dell'autore o del copista. Il decimo libro dell'opera verte sull'orticoltura, e Columella, ammìrator di Virgilio, volle scriverlo in forma poetica, e lo fece di 436 ben costrutti esametri, ben lontani però dall'eccellenza del modello. L'intenzione di Columella era come di fare una specie di restauro, o per lo meno di complemento, trattando poeticamente di quella parte che Virg.iio non avea trattata nelle Georgiche, perchè sgomentato, come dice Plinio (2j, dalla bassezza di alcune cose relative ad essa. Virgilio dice (3):
   Atque equidem, extremo ni iam sub fine laborum Vela traham et terris festìuem advertere proram, Forsitan et, pinguis hortos quae curs colendi Qrnaret, canerem, bilerique rosaria Paesii, Quoque modo potis gauderent intona rivis Et virides apio ripae, tortusque per herbam Cresceret in ventrem cucumis, nec sera comantem