CAPITOLO VII. — I MEDICI. 539
medici greci, ve n' era alcuni romani, medici non solo pratici, ma scienziati. Si sa fra gli altri di un Apuleio Celso siciliano, scrittore di un'opera agraria e di una botanica, del tutto perdute oramai; ed al quale d'altro lato falsamente sii attrinuisce un' opera di botanica medica, che nè a lui spetta punto e neanche all' altro e celebre Apulejo Madaurese, bensì è cosa assai posteriore. E scolare di cotesto Apuleio Celso fu un Vezzio Valente, fondatore, a detta di Plinio, di una nuova scuola medica, ed uomo eloquente. Morì decollato, per via d'una pratica che ebbe con Messalina. Di lui Aureliano cita un libro terzo Curaiionum.
Pure scolaro del detto Apulejo fu Seribonio Largo Designaziano (questo brutto agnorue è tutc'altro che autentico 3 sicuro) medico dell'imperatore Claudio, cu egli accompagnò alla spedizione in Brettagna (verso il 43 d. C.), ed autore dell'opera De compositione medieamentorum. Nella quale in buona e chiara forma raccoglie, dietro la guida degli antichi medici greci, de' quali aveva sufficiente cogn done, e della sua propria esperienza, le indicazioni di molti mez^i' curativi. Fra questi talora annovera anche, sebbene senza darvi la sanzione scientifica, e non senza avvertire che si tratti di semplici suggerimenti dell'empirismo, certi rimedi superstiziosi e assurdi; come ad esempio, che il fegato di gladiatore ucciso giovi agli epilettici- — L'opera contiene dugensettantuna ricetta. Il testo, che si rileva da un solo manoscritto, è corrotto e lacunoso ; e spesso si compie con l'aiuto di Galeno e Marcello, che di Seribonio fecero negli scritti loro un grande uso.
Sotto Traiano ed Adriano si rese celebre a Roma, dove insegnò ed esercitò la medicina, Sorano Efesio. Scrisse opere greche; quella latina « Isagoge in artem me-dendi», che gli fu attribuita, è per certo cosa medioevaie.
Incerta è l'età di Celio Aureliano di Sicca in Numidia. Chi l'ha ascritto al secondo, chi al terzo, chi al quinto secolo. Si han di lui due opere Celerum scu aeutarum passionimi libri Ires, opera diretta a un discepolo di nome Bellico, e Tardarmi seu chronicarum passionum libri quinque. — Le quali opere sono nel senso della scuola così detta metodica, anzi spesso non son che pura traduzione o compendio delle opeie greche del sopra menzionato Sorano capo di detta scuola.
Sotto Adriano e Antonino il Pio, e in gran favore presso quest'ultimo, visse il medico Marcello Sideta, così detto dalla patria sua, che era Sida nella Panfilia. Scrisse in lingua greca quarantadue libri di esametri sulla medicina, di che ci resta ancora un brano sugli elementi medicamentosi che si posson trarre dai pesci. Il Littré, che, comò molti sanno, prima d'esser filologo fu medico, e che con l'egregia traduzione di Ippocrate, die' un tal lavoro, ove le due nature son consorti, trasse e pubblicò (1) da un manoscritto parigino del settimo ed ottavo secolo una traduzione in barbaro latino di uno scritto sulla podagra del medico greco Rufo da Efeso, vissuto sotto Adriano. Sono inoltre da rammentare i due Sereno Sammonico, padre e figlio, e Vindiciano, medico di Valentiano I, del quale non resta che una lettera ad esso imperatore, lettera forse d'accompagnamento di un'opera, ora perduta, sui mezzi curativi, ed anche-una poesia, probabilmente apocrifa, di 78 esametri. Scolaro di Vindiciano fu Teodoro Prisclano, del quale ci resta un'opera in quattro libri, falsamente stampata anche sotto il nome di Q. Ottavio Oraziano, interamente sconosciuto. Cotest' opera fu intitolata o Rerum medicarum l. IV, o Euporistcn e Pìiaenomenon Euporistos. Il primo libro tratta dei rimedi contro i malanni esterni, il secondo di quelli contro gl'interni, il terzo delle malattie delle donne, il quarto tocca alquanto di fisiologia. La forma non ò cattiva, ma scarsa apparisce la levatura dell' autore. Al quale però a torto fu attribuito un malamente scritto liber de rebus salubribus o Diaeta. Ad un Sesto Placito Papiricnse è attribuito uno scritto De medieamentis ex animalibus, poveramente compilato dalla storia naturale pliniana.
Marcello detto Empirico, di Bordeaux, già magister offìciorum sotto Teodosio I, indirizzo sotto Teodono II un'opera De medieamentis ai figli suoi; nella quale, facendo del suaccennato Soribonio Largo un uso veramente largo, raccolse in 36 capitoli le ricette contro ogni specie di malanni, dal capo alle piante, attingendo