CAPITOLO Y. — I FILOSOFI.
527
b) Scritti vurj.
Per la cognizione della vita di S. Agostino, oltre le sue stesse opere, è notevole la Vita che ne scrisse il suo amico e discepolo Possidio, vescovo di Caiama, che si ha nella più parte delle edizioni delle opere di S. Agostino. Di nuove ne fecero i Padri Maurini, il Tillemont, il Ceillier, il Bòhringer, il Poujoulat (Hist. de S. A.Paris 1846, 3 voi.), il Bin-demann
Si veda poi Ferraz (De la psych. d. S. A. Paris 1862, 498 pagg.); Heinichen (De A. anthropol. orig. Lipsiae 1862) ; Redner (D. Civitas dei d. h. Aug., Conitz 1856).
§ 103. Anicio Manilio Torquato Severino Boezio.
A) Vita,
Nacque Boezio (BoPMus) hanno i codici più antichi, benché si.i dopo comunemente prevalsa la grafìa Boèthius) nei primi anni dell'ultimo quarto del quinto secolo dell'era volgare; e nacque di assai cospicua fan glia, avendo anzi il padre e l'avo suo occupate alcune tra le prime cariche dello Stato. Ebbe a consorte una figliuola di Q. Aurelio Anicio Simmaco, Rusticiana; e i due figli che questa gli die' ottenero, ancor vivo lui, il consolato. Nell'anno 500 d. C. Boezio ebbe a salutare in Senato il re Teodorico con una bella orazione, e il re l'ebbe caro, e nel 510 lo innalzò alla dignità di console. Ma quando l'imperatore d'Or mte, Giustino, tentò di scalzare il re ostrogoto, cercando sfruttare a tal intento l'avversione dei Romani cattolici contro l'arianesimo della nazione gotica. Boezio, cogli altri rappresentanti del partito nazionale romano, cadde in sospetto del re; sospetto che ebbe nuovo alimento dalla franca difesa che Boezio fece del senatore Albino, accusato di aver avuto segreto e insidioso carteggio coll'imperatore d'Oi ente. Fu quindi condotto in carcere a Pavia, e condannato poi dal servilismo compiacente del Senato romano, senza neppure essergli dato luogo alle difese, e fu giustiziato nell'agro di Calvenzano, non si è ben certi se nell'anno 524 o nel 25 o nel 26. Ebbe tomba in S. Pietro di Pavia.
Ma dalla macchia del tradimento lo purgò la posterità, per cingerlo dell' aureola del martirio cristiano. Gli scritti genuini di Boezio sono veramente ben lungi dal dimostrarlo un cristiano. Non è eh' egli fosse pagano, nel senso che davvero serbasse la fede e il culto del vecchio politeismo; tanto meno poi si può dir che fosse avversario del cristianesimo. Ma era estraneo, in fin dei conti, ad ogni religione pos iva, e a eno così dal professarne come dall'avversarne alcuna: aveva un certo senso religioso, una fede mistico-filosofica negli aiti destini dell' umanità ; e di più era profondamente pagano di coltura, per cui negli scritti suoi ricorrono i nomi degli antichi dèi del politeismo, Febo, le Muse, e così via ; senza però che da ciò debba trarsi indizio di pagan 'à seria e pratica dell'autore.
Tuttavia l'essere stato fatto uccidere da un re ariano, perchè complicato in qualche modo in un tentativo di riscossa contro l'arianesimo barbarico, gli valse un postumo battesimo, quale a tanti altri toccò, e la riputazione come di mar ire dei cattolicismo ; cosicché poi poterongli essere attribi iti scritti teologici specificamente cristiani, che non gli spettano punto; sien poi essi di un altro Boe: o vescovo cristiano, come qualcuno credette, o di qualsivog-ia altro. Dante pose Boezio in Paradiso, dove (X, 121 segg.) si fa dir da S. Tommaso d'Aquino :
Or se tu l'occhio della mente trani Di luce in luce, dietro alle mie lode, Già dell'ottava con sete rimani.