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Storia della Letteratura Romana
Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590 |
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524U libro secondo. — parte ii — racconto. i prosatorL
Della prima son quelli di Heidelberg 3 di Parigi, del sec. XI e seguenti; della seconda il Leideuse del sec, IX; della terza l'Angelomontano del sec. X.
b) Edizioni.
Prìncipe è la veneta del 1743. Ma ha reso tutte le altre inutili quella veramente fon' damentale del Mommsen (Berolini 1864, pagg, XCIV — 287).
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§ 101. Apulejo e Calcialo.
Apuleio, di cui nel capitolo su Romanzieri avemmo a parlare lungamente, ebbe una gran nomèa di filosofo platonico ; e di lui ci restano infatti tre opere di argomento filosofico :
a) De Deo Socratis; citata da S. Agostino (1) e da Prisciano (2), nella quale l'autore tratta de' dèmoni, e cerca determinare a qual classe appartenesse il famoso dèmone di Socrate.
b) De Dogmaie Platonis libri III, de' quali il primo tratta la vita esteriore di Platone e ne espone la filosofia della natura, il secondo concerne l'etica platonica, e il terzo finalmente, sotto il tìtolo di philosophia ralionaH 0 mpì ipy.-n\>sl.y.s tratta la logica, non già però platonicamente, bensì al modo peripatetico, cosicché molti eruditi non credon cotesto terzo libro opera veramente d'Apuleio, tanto più che, a dire il vero, ne' migliori manoscritti esso manca.
c) De Mundo (3), diretto anch'esso, come 1/ secondo libro dell'opera precedente, al figlio dell'autore, Faustino. Esiste uno scritto greco pseudo-aristotelico mpì xoo-p.o'-j il quale coincide quasi interamente con quello d'Apule.o. Alcuni quindi degli eruditi opinano, che derivino entrambi gli scritti da Apuleio stesso; altri, che lo scritto greco sia una parafrasi fattasi (nel terzo 0 quarto secolo dopo Cristo) dello scritto latino d'Apuleio; altri credono con più verosimiglianza il preciso contrario (4).
C'è una traduzione latina del Timeo Platonico, 0, per meglio dire, della prima parte di esso, accompagnata da un commento n senso neo-platonico. Va sotto il nome di un Chaleidius, che non si può sapere se sia quello stesso Chaleidius pre-sbyter, a cui nel sesto secolo dedicò Fulgenzio due opere sue, 0 se quell'Osio, a cui Calcidio dedica il suo Timeo, sia il noto vescovo di Cordova che prese parte a.1 Concilio di Nicea (325 d. C.), e quindi esso Calcidi'i sia da porsi nel quarto secolo.
La lingua del suo lavoro non ci dà neppure un cr-tero sufficiente per ascriverlo piuttosto all'un secolo che all'altro, essendo quella più pura nella traduzione e meno nel commento. Ad ogni modo, si capisce che 1' autore è un cristiano ; ed è pur da presumere che nel medio evo avesse un certo credito, stantechè da lui Abelardo (5) attinse la sua cognizione del platon'smo (6).
(1) De civ. Dei Vili, 14.
(2) X, 17.
(3) Agost, De Civ. D. IV, 2.
(4) Circa altre opere falsamente attribuite ad Apuleio e circa la bibliografìa generale che lo concerne, veggasi più sopra, a pagine 500 e 501. — Intanto notiamo la recensione e il corner to del De Dco Socratis fatta in latino dall'inglese Buckley (Londra, 1844).
(5) Cfr. Cousin, Ouvrages ìnédites d'Ab., p. XL1X segg. e p. 046 sogg.
(6) Calcidio fu edito, da Ag. Giust. iVebiense vescovo a Parigi (1520), dal Meursio (Lugd. Bat. 1617), e da G. Alb. Fabricio (nella ediz. di Opp. Ippol. Hamburgo 1718; II, 225, sogg.

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