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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO Y. — I FILOSOFI.
   523
   b) Edizioni.
   Delle edizioai complessive dell'opera notevoli sono l'ediz. principe, veneta del 1469, quella annotata da Dalecamp (Lyon 1587; Ginevra 1631), quella annotata da Hardouin (Parigi 1685, e più volte ristampata), quella pure annotata in latino, da Siili » (Gota 1851 segg. in otto volumi); quella recensita da Jan (Lips. Teubn. 1851-65, in cinque volumi e un sesto di indici; ora in corso di ristampa), e da Detlefsen (Berlino 1866 segg.).
   Il testo con nuova traduzion francese di Ajasson de Grandsagne, e con note di Cuvier, Daunou, Letronne, fu edito a Parigi da Panckoucke (1829 segg. in venti volumi). — Notiamo la Chrestomathia Plimana annotata da L. Urlichs (Berlino 1857).
   e) Scritti vari.
   Notiamo due assai lunghi scritti di Urlichs intitolati: Yindiciae plinianae, e io scritto di Grasberger De usu Pliniano (Wurtzburg 1860), e di Opitz le Quaestiones plinianae (INaumburg 1861) ecc. ecc.
   § 100. C. Giulio Solino.
   Alla Storia Naturale di Plinio si riconnette strettamente l'opera intitolata C. Julii Solini Collectanea rerum memoràbilium, sive Po ly hist or. Ignota del tutte ci è la persona dell'autore, come pure l'epoca precisa della composizMne dell'opera sua, la quale, ad ogni modo, pare cadere nel terzo secolo d. C., e certo prima di Costantino, essendoché in essa sempre Byzantium rinvengasi e mai Constantinopolis, e niun vestigio siavi di cristianesimo, e niuno neanche di quella spartizione m Provincie qual fu fatt<- da Diocleziano e Costantino.
   L'opera, come l'autore stesso dice nella dedica che ne fa ad un Avvento, ancor esso ignotissimo a noi, è un compendio geografico, che in cinquantasei capitoli dà conto via via delle terre allora note, rilevando di c. ascuna le part solarità che più facessero senso. Parte da Roma, passa quindi all'Italia e alle sue isole, poi alla Grecia e al suo settentrione infino alla Tracia e alle sue isole, poi al Ponto, alla Scizia, alla Germania, alle Gallie, alla Bretagna, alla Spagna, all'Africa settentrionale, all'Egitto, all'Asia, che vuol dire all'Arabia, Siria, As a, minore, Assir.'a, India e paese dei Parti, e finalmente alle Gorgadi e alle Esperidi.
   Solino non avea pretese d'originalità: r teneva anzi questa impossibile, per ciò che, secondo lui, l'antichità avea fatto tutto e non avea lasciato niente da fare alla poste: tà — quid enim Droprium nostrum esse possit (die'egli con cara ingenuità), cum nil 1 omiserit antiquitatis diligentia, quod intactum ad hoc usque aevi permanerete — Non fece dunque quasi altro che copiare, assicurando però di attingere a buone fonti — constantia veritatis penes eos est quos secuti suraus. — Le tre quattro parti almeno dell'opera sono difatti tolte da l'inio, non senza l'aggiunta d'un po' di retorica e di qualche grosso sproposito. Il Moramsen crede però che non da Plinio direttamente, bensì da quella tal Chorographia pliniana della quale abniam fatto cenno nel precedente paragrafo, abbia Solino attinto; il che non ci par proprio dimostrato, ma non ci par neanche improbabile.
   Il compendio soliniano fu trascritto già da Teodosio secondo (a. 402-450 d. C.), e fu usufruito da S. Agostino, da Marziano Capella, da Prisciano, da Servio, da Isidoro, e da tutto il medio evo, di che è prova i numero notevole di manosa ttiche ce ne sono rimasti. Un estratto in esametri se ne fece nel secolo decimo, sotto il nome di Teodorico, od anche di Pier Diacono (del sec. XII).
   Bibliografia. a) Codici.
   I manoscritti di Solino rimoutan tutti a un solo (già in parte corrotto) archetipo ; ma vau distinti in tre classi per il loro differire nelle rubriche e nella spartizion dei capitoli