522U LIBRO SECONDO. — PARTE Ii — RACCONTO. I PROSAToRL
dei cavoli, e fa la teorica dell'agri e dell'orti cultura; dal ventesimo poi al ventesimosettimo trattano la botanica medica; e dal ventesimottavo al trentaduesimo la zoologia medica; gli ultimi cinque trattano la mineralogia e dell'applicazione di molti minerali alla medicina, o all'uso delle arti, delle quali altresì accennano alquanto la storia.
Per abbracciare un così vasto complesso di cose, per fare, come s'esprime Plinio il giovane, un'opera varia quanto la stessa natura, ci volle davvero uno spirito coltissimo, ci volle una operosità fenomenale qual fu quella del nostro autore, che, sebben distratto da uffici e da occupazioni diverse, pur mai non ismise di stud ire, di leggere linri e di spogliarli accuratamente, di tener sempre un copista alle costole, di farsi leggere o di dettare perfino mentre era in bagno o s'asciugava. Due i la volumi all'incirca, de'quali i più perduti per noi, die'egli di aver letti e spogliati per condurre a termine la sua colossale opera; la quale ognun vede quanto debba esserci perciò preziosa, non ostante che sia spesso priva di critica, ed in generale abbia stile troppo cangiante, essendo talora un po' mar erata e retor ;a, tal altra troppo arida e nuda.
Plinio non ha un sistema filosofico deciso; tien però dello stoicismo. Avversa la fede popolare, e benché parli con venerazione dell'alma natura, non sì mostra troppo tenero della divinità (11). Anch'egli lamenta la corruzione de'costumi.
L'opera fu sin da principio molto letta, e se ne fecero estratti. Verso il tempo di Adriano se n'era cavata una Corografia, aumentata con aggiunte tratte da Pomponio Mela e da altri autori consimili. Già la conobbe e l'usò questa Corografia pli-niana, Apulejo; e ad essa, non all'opera grande, attinse Amm ino Marcellino, e naturalmente poi Solino e Marziano Capella.
(1) Vedi Ann. I, 69.
(2) Epist. III, 5.
(3) Oltre la solita lettera del nipote, veggasi anche la stessa N. Hist. Vili, 162.
(4) N. A. IX, 16, 1 segg.
(5) III, I. 21; XI, 3, 143 e 148.
(6) N. H. Praef. 28.
(7) N. H. Praef. 20.
(8) Epist. V, 8, 5.
(9) Hist. Ili, 28; Ann. XIII, 20; XV, 53.
(10) Vedi N. H. Praef. I: novicium Camenis Quiritium tuorum opus; e 14: nemo apud Graecos qui unns omnia ea tractaverit.
(11) Chi volesse auditat ìsami speciali circa l'attendibilità di singole parti della grande opera, e circa lo spirito filosofico di Plinio, può vedere le citazioni, al solito abbordanti, dell'impareggiabile Teuffel (G. d. R. L. § 308, 3, 4); o, volendo di più, si può consultare L. von Jan nel Philologus, 111, XII e XXI, e Detlofsen negli Annali di Fleckeisen, 77, e nel Philologus XXVili, 2.
Bibliografia. a) Codici.
Ve n' è un dugenoo, ma i più del secolo XIV e XV e di poco valore. Ancne però i manoscritti buoni si dividono in più antichi ma incompleti, ed in completi ma più recenti. De' primi il più completo, relativamente, è quel di Bamberga del sec. X, che contien solo i sei ultimi libri; e gli altri sono il Nonantolano o Sessoriano del sec. V; i fogli palinsesti di Mone, del VI; il Parigino del VII e VIII; il Leidense del IX; il Parigino del X. I manoscritti più recenti rimontano a un solo archetipo perduto, dove il brano dal li, 187 dell'opera sino al IV, 67 fu trasposto e cangiò di posto col brano seguente che dal IV, 67 corre sino al V, 34. Una famiglia di tali codici mantenne semplicemente la traspostone, l'altra famiglia si distingue dalla prima per il tentativo che fece di correggerla.