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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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   520U LIBRO SECONDO. — PARTE II — RACCONTO. I PROSAToRL
   Un'edizione notevole delle Epistole a parte è quella annotata da Scliweighàuser (Riponi et Argentor. 1809. 2 voi.).
   Un'edizione del De Providentia è quella con note di diversi (Mureto ecc.) di Acker (Rudolstadt,. 1711 ; e quella rivista da B. A Nauta (Lugd. Bat. 1825).
   Un'edizione del De animi tranquillitate annotata da Hirsching (Lugd. Bat. 1825).
   Delle quaest. nat. c'è l'edjHon di Koeler fGotting. 1818), e quella di Fickcrt (Breslavia, 1846-1818).
   DeD.'Apocolokyntosis notiamo l'edizione di Fr. Biicheler nei Sym'bola phil. Bonn, (p 31-89).
   c) Scritti vari.
   Veggasi: De latinitate Senecae Bobmer (Ools 1840) e E. Opitz (Naumburg, 1871,33 pagg.,).
   Fr. Jonas, de ordine librorum Senecae philosophi, Berolini 1870, 74 pagg.
   A. Martens, de Senecae vita et de tempore quo scripta ejus philosophica.....composita sint, Altona 1871, 62 pagg.
   F. Bòhm. Seneca und sein Werth aucli fiir unsre Zeit, Berlin, 1856.
   F. Chr. Baur, Seneca und Paulus, das Verhaeltniss des Stoicismus zum Chrìstenthum, nach den Schnften Seneca's; nel Giornale di Hilgenfeld per la teologia scientifica, 1 (1858) pag. 171-246, 441-463.
   F. Osann, De Sen. seriptis qn.ibusdam deperditis, Giessen 1846-1848.
   Quanto ai rapporti tra Seneca e S. Paolo, oltre le opere già più sopra citate in proposito, si può vedere Ligbtfoot, St. Pauls Epistle to tlie Philippians (London 1868), pagine 260-331.
   § 99. C. Plinio Secondo Maggiore.
   A) Vita.
   6
   Nacque C. Plinio Secondo il 23 d. C., più probabilmente a Como che a Verona. Ben è vero che sul principio della dedica della sua opera maggiore Plinio chiama il veronese Catullo conterraneum suo; sennonché, ei non si può a priori dire che latitudine si debba dare a cotesta parola, che del resto non si trova mai in latine sal70chè in questo luogo di Plinio, il qual Plinio, per giunta, la caratterizza come castrense verbum. Compatriota nessuno oserebbe dire che in italiano sigli.fichi soltanto nativo della stessa città-, concittadino stesso, che parrebbe dover essere del meno elastico significato, come quello che in sè racchiude evidente il nome città, nome che in italiano non è soggetto ad ampliamento di significato come in greco e in latino civitos e equivalenti assai spesso a Stato; concittadino, aico, è soggetto talora ad assumere un significato ben più largo del suo originario; e nessuno di certo vorrebbe riprendere d'errore un Comasco che dei Lombardi in generale tenendo discorso tra Meridionali chiamasse quelli: i miei concittadini. Può esser dunque qualcosa di simile il eonterraneus, e Plinio, pur essendo comasco, potè, scrivendo tra Romani, chiamare il poeta veronese conterraneo suo. Certo, nella Vita sveto-niana di Plinio egli è detto Novocomensis ; sebbene non si neghi la possibilità che in ciò sia corso equivoco tra lo zio e il nipote.
   Presto fu da sue padre condotto a Roma, ov'egli si trovava già nell'anno 35 d. C., e vi restò sino agli anni 44-45, intento alla sua educazione scientifica, e dopo, ad occupazioni di trinunale, Almeno lo dice suo nipote (1), il quale, delineata la mirabile attività letteraria dello zio, aggiunge: magis miraberis, si scieris illum aliquandiu causas actitasse. Quell'aliquandiu è verisimile si rifei' ca all'epoca della dimora giovanile dello zio a Roma, dopo compiti gl studi della sua prima educazione; benché non si debba dire impossibile che e'si riferisca invece ad altre epoche; per esempio» come qualcuno volle, all'epoca dei suo ritorno da Roma dopo le imprese di Germania, cioè dopo il 52.
   Giacché fu anche dedito al servizio militare. Fu a capo di una coorte, e nella guerra di Germania fu a capo di una parte della cavalleria (praefectus alae, dice il nipote);