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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO Y. — I FILOSOFI.
   519
   ue faceva, ognun lo sa, Yapoieosi\ Seneca ne fa Vapocolohyntosi, vale a dire la trasformazione in zucca Veramente, cotesto scherzoso titolo greco, clie ognun vede essere foggiato analogicamente sopra la voce apoteosi, non trova nei manoscritti, i quali hanno piuttosto « Apotheosi, Annei Senecae per sat'ram » ovveio « Ludus de morte Claudii », ma pur si ricava con sicurezza da un cenno dello storico Dione Cassio (2). È una specie di satira menippea, giacché alla prosa v'è commescolata alcuna parte noetica. La trasformazione di Claudio in una zucca, lungi dall'esservi descritta, come qualche troppo frettoloso fabbricatore di storie letterarie ha assento; non vi è pur accennata. Il vslen dell' argomento è nel titolo; nel libro non si fa che una satira amara, alla spicciolata. Nonostante, non v'è ragione di dar retta a dubbi vecchi e nuovi sollevati sull'autenticità di esso libro; che da qualche erudito fu creduto opera di Nerone, da Seneca soltanto ritoccata; e da altri attribuito ad imitatori di Seneca de' tempi Neroniani.
   I sette libri Quaestionum naturalium son diretti a Lucilio juniore. Fuor quel che si spigola dalle ope~e di Lucrezio, di Cicerone e del vecchio Plinio, è quosta di Seneca l'unica opera venutaci dalla letteratura romana, Ja qual tratti, e cosi ampiamente, di fisica. Ricercator zelante, egb studiò con spirito filosofico la natura, e i risultati delle sue ricerche e osservazioni li raccolse ad istruzione dei suoi concittadini, senza avere proprio l'intenzione di dare un completo sistema delle forze naturali. Cercò piuttosto di rilevare singole forze della natura co'fenomeni concomitanti, e d'esercitar così anche una infilieuza morale sui lettori. Nel primo libro trattasi del fuoco, delle materie ignee, deg';. aloni che si formano attorno al sole e alla luna, delle stelle cadenti e via via; nel secondo libro si discorre del tuono e del baleno; nel libro terzo, dell'acqua e di sue proprietà, e de'fiumi; nel quarto, del Nilo e della ragione delle sue piene, a che va poi congiunta una discussione sulla formazione della grandine, della neve e del ghiaccio; nel quinto, dei venti; nel sesto, dei tremuoti e delle loro cagioni; nel settimo, delle comete. Seneca espone chiaramente, e talora anche non senza indipendenza, le dottrine stoiche su tutti cotesti soggetti.
   L'opera di Seneca, durante il medio evo sino alla rinascenza, ha costituito, assieme ad Aristotele, il testo della fis ;a.
   (1) N. A. XII, 2, 3 scgg. _ '
   (2) Vedi Dione, LX, 35: .... crvvsQrixe fièv ydp v.oà 6 Ssv-'xx? (rvyypz[ip.:t, dnox.oi.oxvvrwcrtv a.v~ò óSarcep Tivtx dnxOxv^TMcrtv òvopóboiS.
   Bibliografia. a) Codici.
   Degli scritti prosastici di Seneca molti sono i codici, ma per lo più recenti. 11 più antico è il milanese del secolo IX, contenente dialogorum Woros XII (col nome di dialogi sono indicati il De Providentia e parecchi altri scritti simili, por ciò che i più di essi introducono, al modo stoico, un contradittore) ; per il De Beneficiis e il De Clementia il Nazariano del sec. XÌI ; per le Quaeit Nat., dopo il Memmiano e il Bongarsiano , oramai spariti, v'è un codice berlinese del sec. XIII; per la prima metà delle lettere morali c'è un codice parigino, per la seconda metà il manoscritto di Bamberga e di Strasburgo del secolo IX e X.
   b) Edizioni.
   Delle edizioni complessivo delle opero in prosa l'edizione principale ò la napoletana del 1475. Va notata quella di Treviso del 1478, quella di Erasmo, del Mureto. del Grutero, del Gronovio, e quella di Ruhkopf (cinque voiumi; Lipsiae, 1797-1811) e quella di Fickert (Lipsiao, 1842-45; 3 volumi).